Marx può aspettare, «Stendhal no»: Bellocchio conquista gli Usa

La critica statunitense esalta il regista italiano e indica il nuovo progetto

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Piergiorgio, Letizia, Alberto, Maria Luisa e Marco Bellocchio
Piergiorgio, Letizia, Alberto, Maria Luisa e Marco Bellocchio

Dopo il debutto del 15 luglio all’IFC di New York, la critica statunitense si dimostra entusiasta di Marx può aspettare. Ma mentre il New York Times e il New Yorker spingono il film – ribattezzato Marx can wait – una suggestione conquista Anthony Lane, quella di vedere Marco Bellocchio alle prese con l’adattamento di Il rosso e il nero dello scrittore francese Stendhal.

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Così A.O. Scott, noto critico del New York Times, sul “nuovo toccante documentario”: “La carriera di Bellocchio, da allora a oggi, può essere vista in parte come una cronaca della disillusione, quando l’ardore rivoluzionario lascia il posto all’ironia, al compromesso e alla sconfitta. I suoi numerosi film su personaggi pubblici e istituzioni italiane – Mussolini, le violente Brigate Rosse di estrema sinistra, la Chiesa cattolica romana, la mafia – sono anche storie di famiglia, attente alle sfumature intime del potere e delle emozioni. (…) Marx può attendere è interamente assorbito dai volti, dalle voci e dalle personalità dei fratelli e delle sorelle di Bellocchio, presenti e assenti, ma si ha anche la sensazione, per implicazione o per osmosi, di raccontare l’Italia dell’ultimo mezzo secolo. (…) La forza di Marx Can Wait viene dai volti e dalle voci di persone, ormai ottantenni, che cercano allo stesso tempo di evocare e dare un senso ai loro sé più giovani. (…) Il senso del passato faulkneriano che mai passa, come presenza incombente è stato raramente illustrato con un’intimità così vivida. La perdita di Camillo è continua, avvolge la vita della famiglia come una vite, impossibile da districare o da potare. Ciò che rende questo film tenero e tragico è il modo in cui quella perdita fa anche sbocciare la famiglia davanti ai nostri occhi”.

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Un film “imperdibile”, per Anthony Lane del New Yorker, che ricorda la carriera del regista italiano come “ampia, fertile e sempre capace di prenderci alla sprovvista e spiega il suo cinema: “Bellocchio si occupa di cose profondamente personali, ma in qualche modo non private. (…) Il suo modo di raccontare è inquieto e impaziente, pieno di ritmi di stop-start e di personaggi che si avvolgono nella riflessione e poi, senza preavviso, si scagliano o si lanciano attraverso l’inquadratura”.

“Tutto ciò, a mio avviso, significa che questa è la persona ideale per filmare Stendhal. (…) Qualcuno dovrebbe dargli cinquanta milioni di dollari e dirgli di darsi da fare. Dopo tutto, ha solo ottantadue anni. Marx può aspettare, ma Stendhal proprio no. Il momento è adesso”, sono le parole con le quali il giornalista benedice il nuovo progetto. Che vedrebbe il Maestro italiano alle prese con un classico della storia della letteratura, pubblicato nel 1830 e ispirato da un fatto di cronaca letto dall’autore sul “La Gazette des Tribunaux“.

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Così si conclude la critica pubblicata su The New Yorker:

“Che dire de Il rosso e il nero, il cui eroe ha studiato in un seminario e tuttavia disprezza la chiesa in cui cerca di farsi strada? Che è allo stesso tempo eccitato e distrutto dal desiderio carnale, e la cui brama di sconvolgimento sociale lo porta a nascondere un ritratto segreto di Napoleone nel suo materasso? Puro Bellocchio, sicuramente”.