Un marito a metà, la regista Alexandra Leclére racconta la sua nuova esilarante commedia

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Un marito a metà

Condividere il marito a settimane alterne con l’amante, come una specie di affidamento congiunto: è la bizzarra e divertente idea di Un marito a metà, la nuova commedia diretta da Alexandra Leclére con Didier Bourdon, Valérie Bonneton e Isabelle Carré, al cinema dal 30 agosto. Sandrine, sposata da 15 anni e con due figli, scopre che il marito Jean ha una relazione con un’altra donna. Superato lo shock iniziale, Sandrine decide di incontrare la rivale Virginie e le propone un insolito accordo: condividere il marito a settimane alterne. Inaspettatamente Virginie accetta e le due donne impongono a Jean un bizzarro triangolo amoroso e un nuovo stile di vita. Ma quello che per Jean sembra un sogno che diventa realtà, si rivelerà ben presto un incubo carico di imprevedibili conseguenze…

Abbiamo incontrato la regista Alexandra Leclére per farci raccontare i segreti del film. Le sceneggiature di tre dei suoi film (Les sœurs fâchées, Le prix à payer e Maman) sono state ispirate da eventi realmente vissuti. Quali sono, se ci sono, gli eventi provenienti dalla vita reale che hanno ispirato Un marito a metà?

Farsi trovare in flagrante mentre compi un adulterio per colpa di un sms è diventata ormai una situazione molto frequente e ascoltiamo tutti i giorni delle storie analoghe. Qualche anno fa, ho vissuto una storia d’amore passionale con un uomo sposato, fino a che la moglie non ha scoperto la nostra storia grazie a compromettenti messaggini. Ha iniziato a negarsi dicendo di essere malato e dopo tre settimane mi ha detto che era meglio terminare la relazione. Un grande classico insomma. Eppure io amavo talmente tanto quell’uomo da essere pronta a tutto, tranne che a non vederlo mai più. In un ultimo tentativo disperato, gli ho proposto di chiedere a sua moglie se era disposta a condividere il suo uomo e lasciarlo a me ogni due settimane per sette giorni. Ovviamente ha rifiutato!

Il film può essere visto in controluce come una critica feroce alla vita di coppia?

Potrebbe essere considerato un film “feroce”, ma non vuole essere una critica. Molte persone riscontrano molti vantaggi all’interno del matrimonio. Durante la mia vita ho vissuto la vita in coppia 3 volte per 7 anni e posso dire che fino a che tutto funziona come dovrebbe con il tuo compagno di vita, è una delle sensazioni più magnifiche che si possano provare.

Nel film è la moglie ufficiale, Sandrine, che propone all’amante la custodia congiunta del marito. Come mai questa scelta?

Ho fatto questa scelta perché era necessario che l’uomo accettasse, o almeno che non avesse possibilità di scelta. In caso contrario non ci sarebbe stato il film. La proposta quindi poteva venire solo da parte della moglie, la compagna “legittima”. Più che una proposta al marito, quella di Sandrine può essere vista come un’ingiunzione, una diffida. Sandrine propone con insistenza l’accordo all’amante, ma nei confronti del marito è una vera e propria imposizione della nuova situazione.

Questa donna che difende con i denti e con le unghie la sua relazione di coppia si comporta da perfetta dittatrice ma nonostante tutto l’ha resa un personaggio accattivante. Come ci è riuscita?

Il soggetto alla base del film può sembrare scorretto agli occhi del pubblico che lo vede per la prima volta, ma alla fine capita che ci affezioniamo davvero ai personaggi malgrado tutto. Amo molto il personaggio di Sandrine, soprattutto gli aspetti che emergono quando prende coscienza che il suo piano le si sta rivoltando contro e porta allo scoperto le sue debolezze più profonde. Quando Sandrine fa nuovamente l’amore con suo marito all’insaputa della rivale, è sinceramente convinta di essere riuscita nel suo intento e di avere vinto la partita. Penso che la sua ingenuità la renda davvero imprevedibile a volte.



Tutti i tuoi film precedenti contenevano già una certa dose di “mai visto prima”. Ti piace sorprendere il pubblico, in Francia sono pochi gli autori di commedie che osano fare questa scelta.

Amo i contrasti, fare il bello e il cattivo tempo. Provocare e prendere in contropiede le persone fa parte della mia natura più profonda.

Il film vuole dare qualche messaggio allo spettatore?

Niente affatto. Credo che non tutto debba essere giustificato o per forza intellettualizzato. Un marito a metà è nato semplicemente dal piacere che io provo nello scrivere un’opera contemporanea che ruota intorno a una situazione sorprendente e senza precedenti. O meglio, suggerisco che è possibile trovare delle soluzioni alternative laddove l’infedeltà riesce a insinuarsi all’interno di una coppia.

Scoprite la gallery dedicata a Un marito a metà!