Very Ralph: il documentario che racconta il mondo privato dello stilista Ralph Lauren

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Voleva essere Paul Newman o un cowboy, con un completo bianco si sentiva Cary Grant e ha sempre avuto una versione “cinematografica” della vita al punto che, se non fosse diventato uno dei più grandi stilisti di sempre, avrebbe fatto il regista. È questo il ritratto di Ralph Lauren che emerge da Very Ralph, il documentario HBO presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma che arriverà in prima visione assoluta su Sky Arte il 16 novembre.

La regista Susan Lacy per raccontare il fashion designer che più di ogni altro si è fatto interprete del sogno americano, è partita dal ritratto dell’uomo, da quel Ralph Lifschitz nato nel Bronx da una famiglia di immigrati ebrei dalla Bielorussia e che fu convinto dal fratello a cambiare cognome in “Lauren”. “Quando era bambino tutti i sabati andava al cinema e vedeva un mondo diverso, una versione idealizzata degli Usa creata da Hollywood – racconta la regista – A un certo punto iniziò a farsi da solo gli abiti che vedeva nei film e non trovava nei negozi”. Si scopre così che l’ispirazione per le iconiche cravatte, più lunghe e più larghe del normale, che lo resero famoso gli venne da quelle che indossava Fred Astaire.

Il documentario è frutto di oltre 14 interviste e di mesi di studio: “Quando HBO mi ha chiesto di fare questo film, prima di accettare ho voluto incontrare Ralph perché per raccontare la vita di un’altra persona deve prima di tutto esserci fiducia”. Questo è, d’altra parte, il modo di lavorare di Susan Lacy, che per realizzare il documentario su Steven Spielberg ha realizzato 14 interviste di 2 ore con il regista e visto “tutti i suoi film due volte”. “In questo caso avevo paura che mancasse l’elemento scandalistico che c’è per esempio nella vita di altri stilisti come Versace o Yves Saint Laurent – ha spiegato Lacy – Ma la forza di Ralph Lauren che emerge dal documentario è aver trasformato le sue aspirazioni in un impero mondiale e multimilionario che ha celebrato l’iconografia dell’America ridefinendone lo stile”.

La cosa più difficile per la regista? Ottenere la piena fiducia dello stilista e soprattutto l’accesso al backstage delle sfilate e del laboratorio dal momento che “è una persona abituata ad avere il controllo su tutto”. Si aprono anche le porte della casa a Bedford, del ranch in Colorado e della villa in Jamaica, perché “ogni casa è un set del film della vita dei miei genitori” racconta uno dei figli dello stilista.

Il ritratto di Ralph Lauren emerge infatti soprattutto grazie alle interviste alla famiglia, ai colleghi e ad alcuni dei nomi più importanti della moda e del cinema: dalla direttrice di Vogue Usa Anne Wintour, allo stilista recentemente scomparso Karl Lagerfeld, dall’attrice Jessica Chastain a Hillary Clinton.

L’unico che Susan Lacy non è riuscita a raggiungere? Bruce Springsteen, “ma solo perché è molto impegnato!”. Non si è sottratto invece all’intervista il regista Woody Allen. “Quando l’ho incontrato mi ha raccontato che Ralph Lauren gli aveva detto che voleva avere un ruolo in uno dei suoi film. Diceva che con l’abito giusto poteva essere Cary Grant o Frank Sinatra. Sapete cosa gli rispose Woody Allen? ‘Sei un ebreo bassotto e quella parte la posso interpretare già da solo!’”.

Maria Teresa Squillaci