Non dite a Miles Morales che è solo un ragazzino − Intervista a Phil Lord e Christopher Miller

In Spider-Man: Across The SpiderVerse torna il supereroe afroamericano e portoricano e con lui una moltitudine di universi e personaggi. Ne abbiamo parlato con i due creatori Phil Lord e Christopher Miller

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«Una delle lezioni che si imparano crescendo è che non bisogna cercare l’affermazione del proprio valore dall’esterno. Deve essere qualcosa che ognuno di noi dà a sé stesso». Secondo Phil Lord e Christopher Miller, creatori di Spider-Man: Across The SpiderVerse, nella vita di ognuno di noi è necessario trovare sé stessi. Anche se sei un super eroe. Se nel primo film, Spider-Man: Into the Spider Verse, Miles Morales cercava di destreggiarsi tra gli obblighi dell’essere Spider-Man e quelli verso la sua famiglia, nel sequel (nei cinema italiani dall’1 giugno) il giovane decide di trovare la sua strada e diventare un super eroe a modo suo. Li abbiamo incontrati.

Con il primo film avete vinto un Oscar, superato al botteghino i 384 milioni di dollari, ridefinito l’aspetto di un film d’animazione in computer grafica e introdotto una nuova versione multiculturale di un classico supereroe Marvel. Come si riparte per ripetere un tale successo?
Phil Lord: C’erano moltissime cose che avremmo voluto fare nel primo film che non sapevamo ancora come realizzarle o che ci sono venute in mente solo dopo. La gente ha amato Into The Spider Verse perché non aveva mai visto nulla di simile. L’obiettivo era quindi mostrare luoghi, tecniche e personaggi nuovi. Volevamo che ogni universo avesse il suo stile di animazione. Ovviamente è stata una sfida tecnica enorme, ci è voluta una squadra di 1000 persone per arrivare al risultato finale.

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Quali stili di animazione avete scelto?
Christopher Miller: Nel primo c’era uno stile che dominava l’intero film. In questo ce ne sono sei e rendono omaggio a tutti i diversi fumettisti che hanno disegnato l’Uomo Ragno e la Donna Ragno. Spider-Verse non è un film in CGI tradizionale, ma è piuttosto una serie di nuovi stili di rendering mescolati a elementi disegnati a mano. Alcuni fumettisti hanno usato pennarelli, altri pennelli, altri ancora penna a inchiostro o matite. È stato interessante esplorare tutte queste tecniche e portarle in uno spazio tridimensionale in modo che poi, nella pellicola, ogni universo ti riporti indietro a ogni fumetto.
Phil Lord: Non a caso il film inizia proprio in un museo d’arte, il Guggenheim, con l’Avvoltoio che sembra essere saltato fuori da un disegno della macchina volante di Leonardo da Vinci. Lui rappresenta l’idea che era alla base delle nostre scelte stilistiche, ovvero trasformare un personaggio iconico in qualcosa di nuovo.

Lo stile di Gwen, Spider-Woman, cambia molto da scena a scena. Come mai?
Christopher Miller: Gran parte del suo mondo, Terra-65, si basa su alcune delle prime copertine dei fumetti di Spider-Gwen, realizzate ad acquerello e molto pittoriche. Abbiamo pensato che il mondo di Gwen potesse essere un suo specchio umorale, che cambiasse in base a come Gwen si sente al momento. Quando è arrabbiata diventa rosso fuoco, quando è triste diventa blu.

E il mondo di Miles?
Phil Lord: Il mondo di Miles è una grande lettera d’amore ai fumetti classici. Abbiamo mantenuto i puntini di Ben-Day e le varie tecniche fumettistiche classiche vengono esplorate ancora di più. La Macchia diventa una sorta di intrusione in tutti questi mondi.

A proposito della Macchia, mentre lo inseguono attraverso il Multiverso, Gwen e Miles incontrano per la prima volta un altro personaggio, Spider-Man India.
Christopher Miller: Sì, Pavitr che vive a Mumbattan, un miscuglio futuristico e selvaggio di Manhattan e Mumbai, sulla Terra-50101. Il team creativo si è ispirato ai fumetti indiani Indrajal Comics degli anni ’70, famosi per il loro tratto sciolto. Questi fumetti venivano stampati in un modo specifico che abbiamo ricreato nella parte del film con Pavitr. Volevamo che la consistenza della carta su cui venivano stampati venisse percepita. Pavitr ha acquisito i suoi poteri grazie a uno sciamano, quindi è molto diverso dagli altri Spider People che sono stati morsi da ragni radioattivi. Come loro però ha dovuto subire una perdita, quella dello zio. 

Anche Jessica Drew, Spider-Woman, è diversa dagli altri Spider People.
Phil Lord: Sì, è una delle poche Spider People che non vive una doppia vita ed è sincera sulla sua identità. È una versione molto diversa da quella a cui la gente è abituata: è incinta e combatte il crimine. Dopo il primo film tutte le adolescenti volevano essere Gwen, ora tutte le mamme vorranno essere Jessica Drew.

>> Quest’intervista è contenuta a pagina 127 del numero di Ciak luglio <<