Nuovo Olimpo, Ozpetek su Netflix: «è stata un’esperienza bellissima»

Il regista ha presentato il suo nuovo film, “quasi autobiografico”, alla Festa del Cinema del Cinema di Roma

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Ferzan Ozpetek

Nuovo Olimpo, il quattordicesimo film del maestro del cinema dei sentimenti Ferzan Ozpetek, segna la prima collaborazione del regista con Netflix e questi si dice lieto della scelta e del lavoro che lo streamer gli ha consentito di sviluppare. Il film, presentato alla 18ma edizione della Festa del Cinema di Roma e in uscita solo su Netflix dal 1° novembre, vede protagonisti Damiano Gavino, Andrea Di Luigi con Aurora Giovinazzo, Greta Scarano e Luisa Ranieri e l’amichevole partecipazione di Jasmine Trinca, ed è un racconto che Ozpetek definisce ben più che semi-autobiografico.

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Da sette, otto anni pensavo di raccontare queta storia, era quasi un’esigenza. E, sì, si tratta di un film quasi autobiografico. Ci sono molte cose della mia vita, anche se non sono andate tutte esattamente così, ma, arrivato al mio quattordicesimo film, la mia sensazione è come se avessi messi un punto sulla pagina di un romanzo. Ora vedrete cosa combinerò!”, ammonisce scherzosamente Ozpetek dal palco della Festa del Cinema di Roma.

Nuovo Olimpo, trama

Alla fine degli anni ’70 Enea (Damiano Gavino) e Pietro (Andrea Di Luigi) sono giovani, belli e hanno appena 25 anni. Si incontrano per caso, trascorrono una delle notti di più intensa passione e gioia della loro vita e si innamorano perdutamente l’uno dell’altro, ma un avvenimento inaspettato li separa. Pur andando avanti ciascuno nella propria vita, Enea diventa un regista di fama e Pietro un apprezzato chirurgo oftalmico, non perderanno mai il ricordo l’uno dell’altro. Ciascuno con la propria vita sentimentale, per trent’anni si inseguono nella speranza un giorno di ritrovarsi.

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Passione e sentimento

Sembra che Ferzan Ozpetek sia rimasto uno dei pochi registi in circolazione a riuscire a raccontare sentimenti romantici con tanta forza e in maniera così vivida e libera, probabilmente perché, come lui stesso dice: “Io non racconto l’omosessualità o l’eterosessualità, io racconto le persone come sono fatte senza censure. Ho sempre raccontato la vita e le relazioni, perché i sentimenti e le emozioni sono bellissimi e non bisogna catalogarli”.

Lieto di aver potuto lavorare con gli attori da lui scelti ad uno ad uno, Ozpetek racconta delle straordinarie doti di Luisa Rainieri, che, pur avendo un piccolo ruolo, è come un buon piatto di pasta: “all’inizio ne prendi solo un assaggio, poi un altro e alla fine non puoi fare a meno di mangiarlo tutto e fare anche la scarpetta”, come pure di Greta Scarano, ottima interprete dai preziosi suggerimenti, e della giovane Aurora Giovinazzo.

Quando gli viene fatto notare il bellissimo rapporto che ha con le interpreti femminili, Ozpetek non risparmia un’altra delle sue battute: “con le attrici ho di solito un’intesa molto forte. Forse potrei aver sbagliato le mie scelte anche nella vita privata”. Ma aggiunge di aver lavorato molto bene anche con gli interpreti maschili: “sono molto contento dei miei attori. Io ho il mio metodo: non credo che l’attore debba entrare nel personaggio, è il personaggio che deve avvicinarsi all’attore”.

Ozpetek e Netflix

Al termine di una serie di simpatici e disinvolti siparietti con tutto il suo cast, Ozpetek spiega anche con molta onestà le ragioni per cui ha scelto di lavorare con Netflix, sebbene questo gli abbia precluso la possibilità dell’uscita in sala.

È stato magico lavorare con Netflix, mi ha dato piena libertà nelle riprese, sia per i tempi che per i luoghi, anche se io avevo bisogno di limiti per essere creativo. È successo anche che abbiamo realizzato delle scene molto complesse che non sono state poi inserite nel film e non c’è stato alcun problema. Non uscire in sala è una strana sensazione, come fare una cena in due o in tre, piuttosto che godere della compagnia di venti persone. Mi piace molto però l’idea di entrare nelle case delle persone in 190 Paesi del mondo. È stata una bellissima esperienza per me”.

I premi? Non sono un problema per il regista. “Mi spiace per i miei attori, ma non per me che non avrò l’ansia di premi come i David di Donatello. Poi se dalla Tailandia o dall’Australia dovessero arrivare delle critiche potrei anche cambiare idea”, dice Ozpetek sempre pronto a stravolgere il punto di vista come lui stesso ammette.