Pantafa, video intervista a Emanuele Scaringi e Kasia Smutniak

Nelle sale dal 30 marzo "Pantafa" dal regista di Bangla e La profezia dell'armadillo. Con Kasia Smutniak all'esordio nel genere horror

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Arriva nelle sale con Fandango dopo l’anteprima al Torino Film Festival 2022 Pantafa, il nuovo film di Emanuele Scaringi (Bangla, La profezia dell’Armadillo) con protagonista Kasia Smutniak. Un horror folkloristico basato su un’antica leggenda del centro Italia, di cui ce ne parlano in maniera più approfondita i due protagonisti, intervistati al TFF40.

Sinossi

Marta si trasferisce insieme a sua figlia Nina a Malanotte, un piccolo paese di montagna. La bambina da qualche tempo soffre di paralisi ipnagogiche, un disturbo del sonno che può portare ad avere stati allucinatori, e Marta ha pensato che un po’ di aria di montagna e di lontananza dalla frenesia cittadina possano giovare alla piccola. La casa in cui si trasferiscono però è tutt’altro che accogliente e per le strade di Malanotte non si vedono mai bambini. I sintomi di Nina cominciano a peggiorare già dalla prima notte, la bambina fa incubi sempre più vividi in cui una figura spettrale le si siede sul petto, la immobilizza e le ruba il respiro. Per Marta, madre sola in un paese che le appare sempre più sinistro, sarà ogni giorno più difficile trovare il modo di fare la cosa migliore per la sua bambina.

Emanuele Scaringi e Kasia Smutniak sul set di Pantafa. @ C. Nosel

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Un horror tra scienza e folklore

Con Pantafa, Scaringi utilizza l’horror come vestito per raccontare una storia al femminile che approfondisce il rapporto madre-figlia, unendo scienza, territorio e folklore. «Ho trovato un articolo sul disturbo del sonno fatto dall’università di Padova con Harvard sulle paralisi ipnagogiche, secondo il quale in una delle fasi REM il cervello si riattiva prima dei muscoli. Di queste crisi ne soffre l’8% della popolazione – racconta Scaringi a CiakIl senso di oppressione sul petto è molto più inquietante del semplice incubo. Quasi un terzo di queste persone pensa che dietro tale fenomeno non ci sia solo la scienza, ma un’entità sovrannaturale. Abbiamo cominciato a studiare tutti i racconti popolari e di folklore, e da lì ci è venuta l’idea. Ci sono tante storie in Italia che non vengono sfruttate, abbiamo creato un nuovo immaginario»

Al suo esordio in un horror, Kasia Smutniak ci racconta com’è stato cimentarsi con il genere: «Non credo di aver compreso l’horror fino in fondo. Ha un linguaggio specifico, complesso, molto interessante. Ho cercato di scappare dalla sensazione della paura. Non ho un personaggio che scappa dalla paura, non dovevamo cercare quello. Pensavo che accettando il ruolo avrei scoperto l’ennesimo retroscena di un genere e svelato i trucchi che mi avrebbero permesso di guardare i film dell’orrore, ma così non è stato! Mi sono chiusa a riccio. Ho avuto la possibilità di raccontare una storia e un personaggio complesso, una madre imperfetta, che ha un rapporto difficile con se stessa, con il suo essere madre e donna, e sentirsi accettata anche all’interno di una società. Delle crisi ipnagogiche sapevo pochissimo, le ho trovate interessanti. Parlando con degli amici prima e dopo ho scoperto che tante persone attorno a me ne soffrono. Se ne parla poco. Il genere gioca con un tema interessante, il genere è uno strumento per raccontarlo». 

Guarda qui l’intervista a Emanuele Scaringi e Kasia Smutniak