Questo mondo non mi renderà cattivo, Zerocalcare: «Con Cesare interrogo me stesso come amico»

Ansie, amicizie, voci femminili e nuovi tormentoni. Michele Rech - in arte Zerocalcare - racconta a Ciak Questo mondo non mi renderà cattivo, dal 9 giugno su Netflix

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Superare la propria comfort zone, prendere dimestichezza con il materiale dopo aver «colmato delle lacune» e sentirsi pronto per affrontare qualcosa di più complesso e divisivo. Partiamo da qui per spiegare, utilizzando le parole di Michele Rech in arte Zerocalcare, Questo mondo non mi renderà cattivo, la sua seconda serie di animazione dopo Strappare lungo i bordi, realizzata sempre per Netflix e prodotta da Movimenti Production in collaborazione con BAO Publishing.

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«’Questo mondo non mi renderà cattivo’ è stata scritta prima diStrappare lungo i bordi’, soltanto che prima non la sapevo fa’». Semplice e diretto, come lo vediamo e sentiamo nei panni di Zero in versione animata, Michele non ha paletti, colpisce e affonda con la sua sincera umiltà. Ci racconta che l’aver alzato l’asticella lo spaventa («sono terrorizzato, mi sto figurando tutti gli scenari peggiori del disastro totale!») ma che d’altronde sentiva di doverlo fare per lui, per i personaggi e per il pubblico stesso: «mi andava di raccontare come quei personaggi visti nella prima serie si muovono in un contesto di quartiere e come rispondono a delle criticità di vita. Penso sia una cosa giusta verso me stesso e verso il pubblico».

A quei personaggi, gli ormai celeberrimi Armadillo, Sara e Secco, ne ha aggiunto uno, Cesare, un vecchio amico che torna nel quartiere dopo diversi anni di assenza ma che fatica a riconoscere il mondo in cui è cresciuto. «Cesare ha perso i punti di riferimento, è un personaggio che sconta tutti i limiti di un’amicizia fallimentare – ci racconta, ammettendo di aver sommato in lui “tanti Cesari” che ha conosciuto nella sua vita. «Con lui interrogo me stesso come amico e tutte quelle volte in cui non sono stato in grado di farmi carico delle difficoltà degli altri». 

Il carico del doppiaggio, invece, lo ha (ri)preso tutto, tornando a prestare la voce a gran parte dei personaggi della serie, anche quelli femminili. «In realtà mi vergogno un sacco – ci spiega – sono cose che facevo ai tempi di Rebibbia Quarantine, da solo, in camera mia, registravo l’audio sul cellulare. Mi imbarazzavo all’idea che lo sentissero i vicini, ma finiva lì. Pensate qua, con la dimensione della sala e con altre 5,6 persone dentro che ti sentono fare le vocette…». Vocette che per la prima stagione sono risultate un grande cavallo di battaglia, così come alcune citazioni diventate presto dei veri e propri tormentoni. Ci sarà un nuovo S’annamo a pija er gelato?. «Non lo so. Ho provato a prendere a picconate tutto ciò che era “tiktokkabile”, tipo le frasi da mettere sui reel col tramonto, mi sembrava di averle tolte tutte! Chissà vedremo cosa uscirà».

Guarda qui la videointervista a Zerocalcare