RAFFA, Daniele Luchetti porta la Carrà al cinema: «Di lei ci si può solo innamorare»

Dal 6 al 12 luglio arriva in sala, prima di approdare su Disney+, il doc dedicato a Raffaella Carrà diretto da Daniele Luchetti

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Raffaella Carrà ha segnato, come poche altre dive dello spettacolo tra secondo Novecento e nuovo millennio, l’immaginario italiano (e non solo), compreso quello cinematografico: basti pensare alla celebre sequenza della festa in discoteca, sulle note remixate di A far l’amore comincia tu, nella Roma decadente, postmoderna e postfelliniana del premio Oscar La grande bellezza di Paolo Sorrentino. Ma la cantante, ballerina, soubrette, attrice e conduttrice televisiva (nata ottant’anni fa e scomparsa il 5 luglio 2021) ha fatto ballare tanti altri. Anche nel mondo: celebrata in America Latina e Spagna (tra gli altri omaggi, quello della recente commedia musicale Ballo ballo di Nacho Álvarez) e definita dal The Guardian nel 2020 «l’icona culturale che ha insegnato all’Europa le gioie del sesso».

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L’arduo compito di raccontarla spetta oggi al regista Daniele Luchetti, che dopo essersi cimentato con l’adattamento del romanzo di Domenico Starnone Lacci (aprendo la Mostra del Cinema di Venezia 2020) e la terza stagione de L’amica geniale, dirige il documentario Disney+ RAFFA (prodotto da Gabriele Immirzi e Alessandro De Rita per Fremantle, produttore esecutivo Alessandro Saba per The Walt Disney Company), distribuito in anteprima nelle sale dal 6 al 12 luglio per Nexo Digital. Scritto da Cristiana Farina e con un cast formato da Carlo Altinier, Barbara Boncompagni, Salvatore Coppolino e Salvo Guercio, il film ripercorre la carriera di Raffaella Carrà, dagli esordi nel cinema (recita con Frank Sinatra ne Il colonnello Von Ryan, 1965) ai successi sul piccolo schermo, passando per la carriera musicale con 60 milioni di dischi venduti, tra testimonianze di chi l’ha conosciuta e materiali di repertorio.

Tiziano Ferro nel backstage di Raffa

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Riflettendo (anche) sul dualismo tra la dimensione pubblica della star nazional-popolare e il privato della donna, a partire dall’infanzia in Romagna segnata dall’abbandono del padre. Ma, dato il personaggio, si può separare l’excursus storico-analitico dalla passione? Per Luchetti assolutamente no: «Di Raffaella ci si può solo innamorare», afferma il regista (5 David di Donatello e un Nastro d’argento per i lungometraggi Domani accadrà, Il portaborse, La scuola, Mio fratello è figlio unico, La nostra vita), «arrendendosi senza riserve alla sua grazia energetica, dichiarandola ufficialmente una innovatrice, che ha cambiato spesso identità senza mai tradire i propri desideri». E allora RAFFA ci mostrerà, tra le altre cose, il simbolo di libertà femminile, sessualità disinibita e parità di genere negli anni ’70 (a quel periodo risalgono alcuni dei suoi brani più amati: Rumore, Tanti auguri e la già citata A far l’amore comincia tu, che nella versione intitolata Do It, Do It Again entrò nella top ten 1978 dei singoli più venduti in Regno Unito), i nuovi successi in Rai negli anni ’80, con programmi come Fantastico 3 (di cui canta la celebre sigla d’apertura Ballo ballo) e Pronto Raffaella?, e ancora la consacrazione nella cultura LGBTQ+ a partire dagli anni ’90 sino al riconoscimento di ambasciatrice dell’amore al World Pride di Madrid nel 2017. Un ritratto a tutto tondo di una protagonista assoluta delle scene, che è riuscita dove molti hanno provato e fallito: nel conquistare un pubblico trasversale con intelligente leggerezza.