Rapito, dentro le musiche di Fabio Massimo Capogrosso, vincitore dell’Apulia Soundtrack Awards

Il maestro Capogrosso, compositore dell’anno per Esterno notte, racconta la genesi della colonna sonora di Rapito

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Marco Bellocchio e Fabio Massimo Capogrosso, Rapito

Quello tra il giovane maestro d’orchestra Fabio Massimo Capogrosso e Marco Bellocchio, maestro del cinema italiano, è ormai un sodalizio professionale consolidato dalla collaborazione alla creazione di due opere eccellenti, Esterno notte prima e Rapito adesso. Per la prima delle due, dopo la candidatura ai David di Donatello per la miglior colonna sonora, Capogrosso è stato insignito ieri dell’Apulia Soundtrack Awards come compositore dell’anno.

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La commissione dell’Apulia Soundtrack Awards è rimasta particolarmente colpita dalla qualità, originalità e raffinatezza della musica realizzata per il film Esterno Notte – recita la motivazione del premio – Il contributo di Fabio Massimo Capogrosso è di elevato spessore artistico, riuscendo a sintetizzare nella sua opera, raffinatezza, complessità e mistero. La sua conoscenza della musica contemporanea contribuisce a dare un decisivo apporto narrativo grazie ai colori nuovi, alle trame sonore inedite ma perfettamente in linea con il racconto”.

Fabio Massimo Capogrosso

Un successo, quello ottenuto con la colonna sonora per Esterno notte, che già dalla presentazione a Cannes aveva convinto Bellocchio a confermare Capogrosso come compositore anche del suo film successivo, Rapito, anch’esso presentato alla kermesse francese di quest’anno.

Ho iniziato con grande entusiasmo. Pochi giorni dopo il Festival di Cannes del 2022 mi hanno mandato la sceneggiatura, l’ho letta e ho subito pensato che fosse un capolavoro assoluto”, racconta Fabio Massimo Capogrosso intervistato da CIAK.

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Dopo il primo entusiasmo, però Capogrosso spiega che la realizzazione della colonna sonora di Rapito si è rivelata un’impresa ancora più straordinaria della precedente. “Da subito Bellocchio mi ha chiesto una musica importante, perché per lui questo film inizialmente doveva essere una sorta di melodramma”.

Per Capogrosso non è stato dunque immediatamente facile entrare nel film, “ma Bellocchio mi ha dato è la fiducia, ha saputo aspettarmi”, dice il compositore con affetto e stima verso un maestro esigente e dalle idee molto chiare. “Un giorno mi ha chiamato e mi ha detto: ‘Pensa a Šostakovič, alla Leningrado. Per me sei un grande compositore e io ho bisogno di una musica importante’. Da una parte mi sono sentito intimorito da riferimenti così alti, ma dall’altra il materiale che avevo era meraviglioso e da quel momento mi sono come svegliato”.

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La svolta intuitiva nella creazione della colonna sonora di Rapito è arrivata per Capogrosso con la composizione del brano che accompagna il piccolo funerale di un bambino che il giovane protagonista, Edgardo Mortara, osserva mentre, dopo essere stato strappato ai suoi genitori, viene portato al cospetto del Papa. “Quella scena del funeralino è bellissima. Ancora prima di girare, Marco me ne aveva parlato, mi aveva mostrato il quadro a cui era ispirata. Così ho chiesto ad una collega insegnate di storia della musica al conservatorio dell’Aquila di suggerirmi dei canti popolari di quel periodo di fine Ottocento. Tra quelli che mi ha inviato ne ho identificato uno, ‘Umil Madonna non mi abbandonare’ e l’ho riarrangiato per quella scena”.

Grazie a quella intuizione di Capogrosso sul set si è creata una vera magia: “In scena c’erano questi tre violini che camminavano insieme al corteo funebre con delle donne che cantavano. Tutti erano estasiati da questo tema e così è cominciata a balenare nella mia testa l’idea di prendere queste quattro battute e farle serpeggiare ogni tanto nella colonna sonora, perché di fatto l’intera storia di Rapito è in un certo senso un funerale del bambino”.

Un’altra scena che ha impresso una grande spinta alla colonna sonora è quella del battesimo di Edgardo. “Quella è stata anche un’operazione complessa. In scena ci sono tre contro tenori e ho dovuto scrivere questo ‘Te Deum’ in cui canta anche Filippo Timi. È un tema quasi di musica sacra e Marco voleva avesse un forte impatto emotivo. Poi alcuni frammenti di quel tema del battesimo tornano nella grande marcia funebre finale che sicuramente è uno dei pezzi a cui sono più legato”.

Insieme alla musica che accompagna lo strazio di Momolo, il papà dei Edgardo, dopo il processo, quella del funerale di Papa Pio IX è uno dei brani più toccanti e al tempo stesso potenti del film, che diventano parte stessa del linguaggio narrativo di Bellocchio. “Alcuni frammenti del tema del battesimo escono nella grande marcia funebre, il prezzo a cui sicuramente sono più legato perché è stata l’operazione di scrittura più complessa che io abbia fatto non solo per il cinema, ma penso proprio nel mio percorso di musicista”.

Capogrosso descrive così la complessità di quel brano così significativo: “Si parte con un’atmosfera quasi beethoveniana, rossiniana, poi prendendo anche a modello ‘Rendering’ di Luciano Berio, dove l’autore usa materiali di Schubert e li trasfigura, piano piano il tessuto diventa più dissonante fino ad utilizzare una traccia di elettronica. Questo suono distorto racconta l’attimo di pazzia di Edgardo fino a quando non rientra l’orchestra con i tromboni, mentre il giovane sacerdote si scaglia contro il feretro del Papa. È stata una grande soddisfazione realizzare questo brano”.

È stato veramente un lavoro molto complesso, però il fatto di dover superare delle grandi difficoltà ha portato un risultato ancora più potente – conclude Capogrosso – Mi sento molto onorato di aver avuto l’opportunità di lavorare con Bellocchio, ad un’opera così personale”.

La carriera nel mondo del cinema di Fabio Massimo Capogrosso sta proseguendo. “Come compositore sono già affermato e ricevo grande soddisfazione dal mio lavoro, ma ho scoperto che mi piace moltissimo anche scrivere per il cinema, dedicandomi a determinati progetti in cui sento di potermi esprimere usando il mio linguaggio”. E prossimamente torneremo ad ascoltarlo nella colonna sonora del secondo film, dopo Il cattivo poeta (2021), di Gianluca Jodice.

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