Sundown, la conferenza stampa del film con Tim Roth a Venezia 78

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Tim Roth - Credits La Biennale di Venezia - ph Andrea Avezzù

Tim Roth, Charlotte Gainsbourg, Iazua Larios, protagonisti di Sundown, film diretto da Michel Franco, arrivano in conferenza stampa e raccontano la loro Acapulco, città in cui il film è ambientato, che non è solo un luogo sullo sfondo, ma un elemento fondamentale del racconto.  «Acapulco in Sundown è importante quanto i personaggi – spiega il regista – Da  bambino ci andavo almeno  sette volte all’anno, poi ho smesso perché è cambiata troppo». La violenza, raccontata nel film, è parte della realtà messicana in cui si muovono i protagonisti di questo racconto che Franco ha cominciato a scrivere dopo aver subito un’aggressione. «Mentre passeggiavo per le strade di Acapulco, ho avuto un incontro violento con due criminali, vestiti da poliziotti, una cosa che mi ha prima spaventato, poi mi ha portato al limite della depressione personale. Così ho cominciato a farmi  grandi domande e a scrivere la sceneggiatura, anche perché da diverso tempo Tim mi chiedeva di fare qualcosa di nuovo insieme ambientato in Messico».

Per Tim Roth, Franco ha ritagliato il ruolo di un protagonista che si muove poco e parla ancora meno. «L’unica decisione presa dal personaggio di Tim è quella di ribadire il proprio diritto di separarsi dalla propria famiglia – aggiunge il regista – Ma chi è libero di scegliere? Questo è il vero tema del film, perché nessuno lo è». Per Tim Roth le sei settimane spese ad Acapulco per le riprese sono state una sorta di spartiacque nella propria vita. «Prima di arrivare lì avevo in mente solo l’immagine di Acapulco di Dean Martin e Frank Sinatra – sorride Roth – Oltre a quello che mi aveva raccontato Michel. Ma questo non ti prepara a cosa provi quando ti cali in quell’energia vivace che circonda la città. Credo che il film rappresenti bene le cose, è un luogo bello, ma scioccante, custodirò sempre il suo ricordo».

La violenza è parte della città, così come della stessa pellicola e per Charlotte Gainsburg non è stato affatto facile riuscire a interpretarla. «Ho adorato e odiato quelle scene – ammette l’attrice – Volevo che fossero reali, ma è doloroso e allo stesso emozionante e eccitante, perché si girano una volta soltanto, c’è solo un ciak». «Anzi – aggiunge Rothla prima volta è la migliore, riesci a farlo bene perché non l’avevi pianificato: è la meccanica dell’essere attori». Senza voler spoilerare il finale, l’attore ammette che l’unica vera grande fortuna del personaggio è la sua scelta.  «È un uomo fortunato – confessa – Ha una posizione di lusso, prende la sua decisione e ne accetta le conseguenze, a prescindere dalle persone che lo circondano». Quanto a fortuna  i personaggi dei film sono ne hanno certamente di più rispetto a chi  vive nella vita reale. «Il cinema  è un’operazione catartica – conclude Roth Noi attori affrontiamo le grandi questioni in modo temporaneo, possiamo immergerci e poi uscirne rapidamente. Il lusso dell’attore è un po’ questo».