Una serie liberamente ispirata alla vita di Rocco Siffredi, ma anche tanto più. Supersex – dal 6 marzo su Netflix − non è un biopic e non è mai nato con l’intenzione di esserlo. È piuttosto un “coming of age ibridato a melò” nel quale giocano un ruolo fondamentale i legami familiari, quelli che Rocco ha tessuto fin dai primi anni nelle case popolari di Ortona, la piccola provincia sul mare abruzzese dov’è cresciuto. Su cosa sia Supersex e sulla natura del suo racconto ne abbiamo parlato con i tre protagonisti, Jasmine Trinca, Saul Nanni e Adriano Giannini.
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Supersex come indagine dei rapporti umani
«È un racconto di formazione e di deformazione del maschile, ma anche un racconto che rende complesse le dinamiche amorose e un tentativo di indagine molto sincero sulle relazioni umane e di come sia complicato averne di buone» racconta a Ciak Jasmine Trinca, che nella serie interpreta Lucia, uno dei pochi (se non l’unico) personaggio di finzione di questa storia. Il suo personaggio è legato al Tommaso di Adriano Giannini, fratellastro e mentore di Rocco, colui che gli ha insegnato a stare al mondo. Anche se il primo a non saperci stare è proprio lui. «Il mio primo istinto quando ho letto la sceneggiatura è stato quello di fuggire da un personaggio così complesso – racconta Giannini – poi però mi ha incuriosito cercare di capire da dove nascesse la sua frattura e restituirla al pubblico. È stato un personaggio difficilissimo, forse uno dei più difficili che abbia interpretato. Tommaso è destinato alla distruzione, però contiene in sé molte facce dell’amore, è un personaggio romantico: è lui che dà le note di melò e di romanticismo al racconto».
Saul Nanni: “Facevo anche io le flessioni come Alessandro Borghi”
Più ristretta, solo ed esclusivamente per minutaggio, è la visuale di Saul Nanni, che nel secondo episodio di Supersex veste i panni (super anni ’80) del Rocco adolescente a Parigi, che è «il Rocco Tano che nell’immaginario non esiste, perché è semplicemente un giovane che ha il mondo che gli esplode dentro e che ancora non ha contestualizzato nulla». Ammaliato dalla libertà parigina, è proprio quel Rocco diciottenne a decidere il suo futuro: frequentare locali a luci rosse per diventare un pornodivo. In quei locali comincia la sua avventura sessuale, alla quale Saul Nanni si è preparato a stretto contatto con Alessandro Borghi, con tanto di piegamenti per apparire più «pompati e con il fiatone» prima delle scene d’amplesso.
«Quando ho saputo che prima di ogni scena Alessandro faceva i piegamenti ho cominciato a farli anche io! [ride] Abbiamo fatto insieme la preparazione fisica, è stato anche quello parte integrante del progetto». Fondamentale, oltre alla preparazione fisica, è stata anche la conoscenza del vero Rocco Siffredi: «abbiamo fatto tesoro dei suoi racconti da vicino, della sua persona. Era lui il primo a sentire la necessità di raccontarci tutto ciò che era il suo mondo».
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Il Rocco Siffredi che non conoscevamo
Per Jasmine Trinca «la cosa paradossale di questa serie è che è identica alla vita di Rocco, è un’epopea che non ci aspettavamo essere così avvincente, soprattutto se pensiamo che i riferimenti di Francesca Manieri sono stati “Rocco e i suoi Fratelli” e “C’era una volta in America”, ovvero esempi di racconto molto diversi dal mondo del porno».