The Menu, la recensione à la carte del film con Anya Taylor-Joy e Ralph Fiennes

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The Menu, ovvero la degustazione definitiva. Il ristorante più esclusivo del mondo, uno chef che rasenta la divinità, un’isola, dodici invitati. Questo è il setting del film di Mark Mylod prodotto da Adam McKay.

E basterebbe quest’ultima informazione per capire qual è il tono di questa commedia grottesca che racchiude in una sala una buona porzione di umanità, giudicata dal guru Slowik attraverso le diverse portate di una cena che si scoprirà essere indimenticabile.

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Scritto da Seth Reiss e Will Tracy, quest’ultimo già tra gli sceneggiatori di Succession e quindi altro bollino di qualità, The Menu è un’opera a tratti filosofica, un elogio della follia contemporanea in tutte le sue forme più ipocrite e abiette. Ma più di tutto è un film sulle diverse forme del potere.

Ogni microstoria di ogni tavolo è basata sull’esercizio dello stesso, dall’attore ormai sul viale del tramonto con la sua assistente personale ai tre rampanti finanzieri digitali dalla indubbiamente inesistente moralità, passando per la ricca coppia alto borghese e i due critici gastronomici, consapevoli di poter mettere fine a delle carriere e che hanno tra loro lo stesso rapporto che c’è tra una domina e un sottomesso. E sopra tutti c’è lui, l’ultraterreno chef, che sa come nutrire queste immonde creature. E come domarle.

Un gioco al massacro molto classico

Ma che sviluppato nelle geometriche atmosfere di un design restaurant assume un valore ancora più elevato in questa contemporaneità in cui tutto è egoriferito, in cui l’arte è uno strumento per il mediocre di elevarsi, perché pensa di comprenderla, o meglio ancora di poterne trovare i difetti, le falle, le mancanze.

Mylod, McKay e Tracy ne approfittano anche per togliersi un paio di sassolini dalla scarpa nei confronti proprio dei critici, quelli che si riempiono la bocca, nel vero senso del termine in questo caso, ma che di fare sono incapaci.

È sin troppo chiaro ed esplicito The Menu

Potrebbe essere un difetto, ma è anche il pregio di renderlo a tutti accessibile senza cadere mai nell’eccesso di spiegazione. Ed è un film che fa riflettere sull’inutilità di molte cose di questa cosidettà modernità, sulle mode del momento e sull’arte e la cultura ridotte a prodotto facilmente accessibile con il giusto strumento, volgarmente noto come denaro.

Volendone dare una lettura politica, The Menu potrebbe essere facilmente confuso come un film sovversivo. Lo è solo in parte, perché il piano di Slowik è guidato principalmente dalla vendetta, ma in fondo ogni rivoluzione ha per miccia l’insoddisfazione e l’invidia di una classe sociale nei confronti di un’altra privilegiata.

Questa cena sopraffina è servita da un meraviglioso Ralph Fiennes

Mentre John Leguizamo e Nicholas Hoult sono tra i più coinvolgenti commensali. Discorso a parte per Anya Taylor-Joy, giovane attrice che sembra non temere niente e nessuno. Del suo personaggio non parliamo, scopritelo al cinema, soprattutto perché una serata così gustosa non si vedeva da tempo. E vale la pena farne tesoro in compagnia.

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO:
the-menu-la-recensione-a-la-carte-del-film-con-anya-taylor-joy-e-ralph-fiennesThe Menu, ovvero la degustazione definitiva. Il ristorante più esclusivo del mondo, uno chef che rasenta la divinità, un’isola, dodici invitati. Questo è il setting del film di Mark Mylod prodotto da Adam McKay. E basterebbe quest’ultima informazione per capire qual è il tono di...