Il camorrista, Tornatore alla Festa del Cinema: «con la serie ho ritrovato l’entusiasmo degli esordi»

A quasi quarant'anni di distanza viene alla luce la serie de Il camorrista di Giuseppe Tronatore

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Giuseppe Tornatore

Prima di ricevere l’Oscar nel 1990 per Nuovo Cinema Paradiso, un giovane Giuseppe Tornatore, all’età di 30 anni, esordì come regista sul grande schermo con Il camorrista (1986), film tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Marrazzo e incentrato sulla storia del noto boss della camorra Raffaele Cutolo. La pellicola ricevette una buona accoglienza da parte sia del pubblico che della critica e Tornatore vinse il Nastro d’argento come miglior regista esordiente. Contestualmente il cineasta aveva realizzato anche una versione in cinque episodi del film, che però non andò mai in onda.

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Il restauro della serie Il camorrista

A distanza di quasi 40 anni Titanus, che allora produsse il film, d’accordo con Tornatore ha operato un restauro che riporta in luce il fascino della serie, interpretata da Ben Gazzara, Laura Del Sol, Leo Gullotta, Luciano Bartoli, Marzio Honorato, Nicola Di Pinto, Cloris Brosca e Jean Pierre Duriez, e che sarà distribuita da Minerva Pictures. Il restauro è stato curato dallo stesso regista che ha presentato la quarta puntata in anteprima al pubblico della diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma.

Curioso destino quello del mio primo film, Il camorrista. Pur di farlo, il produttore Goffredo Lombardo della Titanus mi propose di realizzarne anche una versione a puntate per la televisione. Un azzardo in anticipo sui tempi, eravamo nel 1985, la febbre della serialità era ancora lontana, ma grazie alla lungimiranza di Lombardo disponemmo del budget utile alla realizzazione del progetto. Girai dunque contemporaneamente sia il film destinato allo sfruttamento cinematografico tradizionale che le cinque puntate di un’ora ciascuna per la televisione”, spiega Giuseppe Tornatore.

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A causa dei temi scottanti che Il camorrista trattava però i distributori furono scoraggiati dal mandare in onda la serie, i cui cinque episodi andarono smarriti nei magazzini.

Con la rinascita del marchio Titanus quelle cinque ore sono riemerse dall’ombra e il presidente Guido Lombardo ha chiesto a Giuseppe Tornatore di restaurarle e rieditarle. Il restauro ha richiesto una nuova scansione in 4k dei supporti originari, una nuova color correction, un rifacimento del suono e il resize in formato 16:9 dall’originale 1:33. Il montaggio è rimasto intatto, ma con lievi alleggerimenti per ridurre la durata di ciascuna puntata a circa cinquantacinque minuti.

“Oggi, dopo circa quarant’anni, rimettere le mani in un progetto realizzato quando ero poco più che ragazzo è stato un privilegio e una vera emozione – racconta Tornatore -, perché vi ho ritrovato tutto l’impegno e l’entusiasmo che mi avevano avvicinato al mestiere del cinema”.

Tornatore non nasconde di aver trovato negli episodi i tanti difetti di un opera realizzata agli esordi. “Ero poco più che un ragazzo, ma ci ho trovato anche tanta passione“. La stessa passione che è venuta fuori alla Festa del Cinema in una sorta di reunion straordinaria del cast a distanza di 40 anni.

Un atto di coraggio

Leo Gullotta, che ne Il camorrista interpretava il commissario Iervolino, anche lui a Roma per la presentazione della serie, ha aggiunto una sua riflessione sentita: “Il camorrista raccontava molte cose di quegli anni: le brigate rosse, le uccisione, la politica, gli arresti, gli inciuci, la CIA, i servizi segreti e Tornatore ha lavorato su questo materiale senza discostarsi dalla realtà. Quindi vedere tutto questo oggi anche per me è un modo di riflettere su quell’Italia. Sarà importante per il pubblico riconsiderare molte cose“.

Sorprende che la serie sia stata fatta più di quarant’anni, ma Tornatore chiarisce: “L’idea di fare il film nacque dalla voglia di raccontare una storia che avesse un potenziale di informazione. La criminalità secondo me andava combattuta conoscendola, conoscendone il funzionamento, le ragioni che l’avevano determinata e le miserie umane e quindi mi sembrava un atto di coraggio e di denuncia“.