Unfitting, Massimiliano Caiazzo: «Il cinema può seminare cambiamenti»

L'attore ci racconta il suo coinvolgimento nel corto diretto Giovanna Mezzogiorno, incentrato sul body shaming

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Massimiliano Caiazzo

Nella sezione Proiezioni Speciali della 18ma Festa del Cinema di Roma è stato presentato il cortometraggio Unfitting, esordio alla regia di Giovanna Mezzogiorno. La storia raccontata nel corto è quella di un’attrice (interpretata da Carolina Crescentini) rifiutata perché il suo aspetto fisico non è conforme ai canoni estetici richiesti dall’industria cinematografica: questo la porta a subire un susseguirsi di ordinarie crudeltà da parte della regista (Ambra Angiolini), del produttore (Fabio Volo) e dell’addetto stampa (Marco Bonini). L’unico a mostrare un briciolo di empatia è un giovane attore, interpretato da Massimiliano Caiazzo

L’attore, che tra una settimana vedremo ancora protagonista alla Festa per presentare i primi due episodi della serie Mare Fuori 4, si è detto “molto fortunato ed orgoglioso nel poter presentare due progetti importanti”. «La prima volta, sette anni fa, è stato un apripista, da lì sono iniziate a succedere tutta una serie di cose. Sono affezionato a questa Festa e alla sezione Alice nella Città, che è uno spazio che dà sempre un occhio di riguardo maggiore ai giovani. Farne parte mi rende orgoglioso e grato».

«Era da un po’ di tempo che cercavo uno spazio che mi desse la possibilità di esplorare certi tipi di temi attraverso i miei punti di vista e ciò che mi compete, ovvero la recitazione» ha raccontato a Ciak l’attore. «La sceneggiatura di Unfitting aveva le idee molto chiare nei confronti del tema e come volerlo raccontare. Mi sono concentrato nell’esplorazione di questo fondo di giudizio che avvolge il nostro settore, che, vuoi o non vuoi, bisogna accettare. Qui ho trovato il bisogno di libertà di espressione, che poi è anche il nodo principale attorno al quale ruotano anche le questioni di genere. In fondo uomini e donne vogliono la stessa cosa: essere liberi di esprimere il loro sesso, la loro persona, il loro modo di essere umani senza paletti. Farne una questione di genere appiattisce il dibattito».

Sull’importanza di portare avanti progetti con un messaggio sociale e la funzione del cinema, l’attore confessa: «Quando mi trovo ad affrontare un certo tipo di scelte, un progetto piuttosto che un altro, penso che in fondo non salviamo vite, non stiamo qui per cambiare il mondo, ed è importante ammetterlo onestamente perché alleggerisce le cose e permette di affrontarle secondo verità, senza megalomania. Non possiamo cambiare il punto di vista di un’intera generazione, ma possiamo andare a seminare dei piccolissimi cambiamenti, scuotere il singolo. Questo è lo scopo di un progetto cinematografico. Tanti progetti simili a questo, con lo stesso intento, possono generare un cambiamento»

Guarda qui la video intervista a Massimiliano Caiazzo