Già vincitore della Palma d’oro nel 2018 per Un affare di famiglia, l’acclamato regista giapponese Hirokazu Kore-eda è tornato in Competizione al Festival di Cannes 2022 con Broker, film degno della sua usuale linea narrativa delicata, profonda e a tratti anche divertente. In Italia la distribuzione commerciale del film nelle sale sarà coordinata da Lucky Red, mentre l’edizione home video sarà gestita da Koch Media.
Anche Kore-eda è ormai uno dei registi abituali frequentatori della Croisette. L’originale sensibilità con cui torna spesso sul tema della famiglia, intesa nel senso più ampio possibile, è sempre riuscita a toccare le corde più intime del pubblico del Festival francese.
Questa volta il regista giapponese si è spostato nella Korea del Sud per realizzare un film perfettamente in linea con la sua poetica. Protagonista di Broker è Song Kang-ho, attore coreano che ha già raggiunto notorietà anche in Occidente grazie a Parasite di Bong Joon-ho, film che ha trionfato sia qui a Cannes nel 2019 che agli Oscar l’anno successivo, in cui interpretava il ruolo di Mister Kim.
In Broker Song Kang-ho è Sang-hyun, gestore di una lavanderia costantemente gravato da debiti. Il suo amico Dong-soo (Gang Dong Won), cresciuto in un orfanotrofio, lavora in una struttura per bambini abbandonati. Una notte, sotto una pioggia battente, raccolgono un bimbo lasciato da una giovane donna nella cassetta di una piccola chiesa adibita ad accogliere i bambini. I due desiderano dare il piccolo in adozione ad una coppia che possa pagare una discreta somma di denaro. Il giorno seguente, però, la madre del bambino, So-young (Lee Ji Eun), torna inaspettatamente in cerca di suo figlio. La ragazza, con un oscuro passato a causa del quale è inseguita da due agenti, scopre che il bambino in realtà è stato preso da Sang-hyun e Dong-soo. I due la convincono ad accettare un accordo vantaggioso anche per lei e per l’insolito gruppo, a cui per errore si unisce anche un piccolo orfano, comincia così uno strano viaggio alla ricerca di una famiglia adottiva.
Per realizzare Broker Kore-eda ha a lungo ascoltato le testimonianze di tanti orfani abbandonati alla nascita. Il regista spiega di aver lavorato al film ponendosi un quesito fondamentale: “Per il bene di questi bambini, che devono ostinatamente vivere combattendo contro le voci, interiori ed esteriori, che dicono loro che non sarebbero mai dovuti nascere, che tipo di film avrei potuto offrire?”.
Broker è un road movie delicato, con qualche sfumatura da poliziesco e un pizzico ironia. Nel suo insieme è uno di quei racconti di viaggio che riesce ad attraversare le corde più intime degli animi irrisolti di ciascun personaggio. Il piccolo ed eterogeneo gruppo, momento dopo momento, forma un nucleo sempre più coeso. Uniti dal comune intento di trovare una famiglia che accolga il bambino, per i protagonisti la ricerca in se stessa diventa in realtà il vero scopo del viaggio.
Ben presto, attraverso la condivisione di difficoltà, piccoli momenti di gioia e scelte difficili, ciascun personaggio comincia a ritrovare se stesso e ad assumere un ruolo riconducibile a quello di una famiglia vera e propria impegnata a prendersi cura dei due piccoli del gruppo. Ogni personaggio, in un modo o nell’altro, e quasi sempre involontariamente, riesce ad offrire agli altri una ragione di vita.
Broker è un viaggio che interroga i protagonisti sul senso dello stare al mondo e dona, tanto a loro quanto agli spettatori, una risposta semplice, ma profonda: il valore dell’esistenza riede proprio nel bene che è sempre possibile donare all’altro.
Con la sua consueta e quasi palpabile tenerezza, Kore-eda costruisce un racconto complesso che riesce a tenere insieme realtà umane diverse, mai particolarmente edificanti, ma tutte tendenti alla ricerca di un bene comune.
“È un film che ricorda una preghiera, o un desiderio fervente” dice il regista.
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