“Dall’altra parte”: la recensione

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S one strane Croazia/Serbia, 2016 Regia Zrinko Ogresta Interpreti Ksenija Marinkovic, Lazar Ristovski, Tihana Lavovic, Robert Budak Distribuzione Cineclub Internazionale Durata 1h e 22’

Al cinema dal 30 marzo 2017

IL FATTO – Zagabria. Una telefonata e la anonima vita di Vesna, infermiera a domicilio, maura madre e nonna, si movimenta, drammaticamente. “Vesna?” Chi è? “Sono Zarko”. Cioé il marito che non vede da più di vent’anni, un ufficiale serbo (meglio: jugoslavo) accusato e processato per crimini di guerra, che i figli, Vlado e Jadranka (laureata in legge ma disoccupata e promessa sposa a un mollaccione definito “una miniera di proverbi”), non vogliono più vedere (“mi stupisce che non si sia impiccato”). Ma dietro a Zarko, alle telefonate e a una serie di ricordi risvegliati che si rivelano sempre più atroci e dolorosi, si cela anche un mistero.

L’OPINIONE – Come un uncino aggrappato nella coscienza, il passato tormenta senza pietà gli animi di chi ha vissuto la guerra civile nei Balcani, serbi e croati, ortodossi, cristiani e mussulmani, carnefici e vittime. Molti si sforzano di dimenticare, altri di sapere, magari impossibilitati a perdonare. Linciaggi, delitti, separazioni, processi: dietro la normalità della vita moderna, il tempo che fu, appunto, urla. Zrinko Ogresta, cineasta croato 59enne con un curriculum di film premiati (il suo Tu del 2003 ha vinto ad esempio quello principale al Milano Film Festival), impagina un vissuto collettivo con la sobrietà stilistica di chi sa che ogni ridondanza è non necessaria e fastidiosa, con la collaborazione alla sceneggiatura di Mate Matisic, qui anche compositore, da noi già conosciuto per Padre vostro (2013).

Per questo il regista ha scelto (spesso) di riprendere personaggi e dialoghi con la camera fissa in ambienti anonimi e ristretti mantenendo la giusta distanza, magari soffermandosi al limite di una porta. Saranno i dettagli piuttosto a colpire il cuore degli spettatori, come il trillo di un cellulare (quello di Vesna) assurdamente ilare, la mediocrità del rito matrimoniale, lo sfasciume umiliante della vecchiaia. Menzione speciale al Festival di Berlino del 2016 nonché candidato ufficiale del suo paese agli Oscar, S one strane (così in originale) è un film severo e assolutamente al di sopra delle parti, lo attesta anche il fatto che ha vinto premi sia in patria (al Pula film festival) sia in Serbia (al FEST di Belgrado). Doveroso infine segnalare la splendida interpretazione di Ksenija Marinkovic, nel ruolo della protagonista, donna che cerca di non soccombere alle crudeltà della sua vita, anzi, trovando nella gestione degli affetti e nella dignità con cui si dedica con abnegazione alla sua professione non facile, i segni di un sommesso e silenzioso sacrificio.

Massimo Lastrucci

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