ELVIS & NIXON

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Sembra incredibile eppure è successo. Una mattina del travagliato dicembre 1970, Elvis “The Pelvis” Presley, re del rock’n’roll Made in Usa, si reca alla Casa Bianca con l’intenzione di parlare con il presidente Richard Nixon. “Chi c…o l’ ha messo in programma?” rogna il diffidente leader che non lo ama. “Sono preoccupato per i giovani di questo paese e vorrei diventare Agente Federale Speciale in incognito” sproposita il laccatissimo imperatore di Las Vegas. Ecco quello che avvenne, secondo la personalissima ricostruzione degli sceneggiatori.

Uno è una infantile pop star che sa comunque muoversi con una certa astuzia contadina, l’altro è uno sboccato e diffidente politico di lungo corso con imprevedibili debolezze e ingenuità. Per la regista Liza Johnson (Return, 2011) e per gli sceneggiatori Joey (cresciuto nello show business in quanto figlio del regista Boris ed esibendosi in passato anche come imitatore di Elvis) e Hanala Sagal, più l’attore Cay Elwes qui prestato alla scrittura e alla produzione (assieme a Jerry Schilling, amico del cantante e non per caso tratteggiato più che positivamente nel film!), è stato gioco facile metterla sulla satira e sulla commedia che rasenta l’assurdo (vedi il divertente conflitto, nato dal prudentissimo cerimoniale di sicurezza – e paranoia!-  tra le regole della Casa Bianca e l’indifferenza inevitabilmente anarcoide con cui un viziato idolo le calpesta senza saperlo). Tanto più che a due marpioni della recitazione è stato consentito di darci dentro con la macchietta e la gigioneria.

“Le piace qui?” chiede con un ghigno Nixon pavoneggiandosi nel suo studio, “Sembra un po’ casa mia. Quanto è grande la Casa Bianca?” risponde candido Presley. Così Michael Shannon, nei panni di un Elvis contemporaneamente tonto e furbetto, stonato e lucido nel perseguimento del suo (più folle o più demente?) obbiettivo e un camaleontico Kevin Spacey in quelli di Nixon (si osservi come si ingobbisce e esagiti i movimenti in una incontrollata goffaggine proprio come il vero Presidente) sembrano divertirsi davvero e nella seconda parte della commedia danno vita a un teatro cabaret con punte esilaranti. Da notare che  contrariamente alle previsioni, sesso e droga sono argomenti praticamente espurgati dalla trama (quasi tutti educande qui) e non compare nessuna canzone di Presley nella colonna sonora, che sfavilla al contrario di soul ribelle e rock viscerale alla Creedence.