5 significativi film on the road per viaggiare stando a casa

Da Easy Rider a I diari della motocicletta, cinque avventure cinematografiche che esaltano il viaggio #iorestoacasa

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I 5 significativi film on the road per viaggiare stando a casa
I 5 significativi film on-the-road per viaggiare stando a casa

Cantava Lucio Battisti “Sì, viaggiare. Evitando le salite più dure…”. Nel cinema questo quasi mai. Il genere On-The-Road che in qualche modo Easy Rider ha inaugurato (nel senso che si è cominciato da lì a identificare un filone legato a uno stato d’animo generazionale, però in realtà i film che legavano il viaggio all’esistenza, all’esperienza e alla conoscenza c’erano già stati, molti e da molti anni), ha quasi sempre preferito l’impervio alla gita, l’iniziatico al ricreativo, l’assoluto al momentaneo.

Costretti al divano, a viaggi intorno alla camera (citando di straforo un libro di Xavier de Maistre di fine ‘700!) se non intorno al proprio cranio (citando da Frigyes Karinthy), vi proponiamo 5 significativi film on the road che esaltano il viaggio. Non per sadismo, ma per non dimenticare di sognare.

EASY RIDER (1969) di Dennis Hopper. Dalla California a New Orleans a vedere il Mardi Gras. Con due choppers (chi li ha visti non se le dimentica!), Wyatt “Capitan America” (Peter Fonda) e Billy (Hopper) attraversano il sud e i deserti degli Stati Uniti (assai poco uniti). Filosofia hippie e utopia tra la musica dei Byrds, gli Steppenwolf e Jimi Hendrix. Premio opera prima a Cannes, un film di culto mondiale. E anche oggi, con tutta la polvere, il riflusso e il neoconformismo liberista, capace di brillare.

LA RABBIA GIOVANE (1973) di Terrence Malick. Due ragazzi innamorati in fuga dal Dakota al Montana verso il Canada. Lui è un assassino senza remore, lei una quindicenne un po’ infantile. Un viaggio che non può che concludersi tragicamente (e anche con un risvolto di amara ironia). Il più filosofo dei registi americani costruisce una storia potente, tra anime imperfette e la magnificenza della natura. Da una storia nera e vera, con la scoperta di due giovani attori straordinari, Martin Sheen e Sissy Spacek.

NEL CORSO DEL TEMPO (1976) di Wim Wenders. Due uomini che più diversi non si può (uno, “King of the Road”, ripara proiettori, l’altro, “Kamikazen”, è uno psicolinguista in crisi) si incontrano e girano per la Germania a bordo di un camion male in arnese. Tra i film che hanno hanno lanciato Wenders nel mondo. Viaggio come sradicamento, esperienza necessaria e  formativa, specie nei suoi tempi morti e lunghi (tema caro al regista, vedi anche Alice nella città o Paris, Texas). Scalpore e ammirazione a Cannes con Premio della critica.

UNA STORIA VERA (1999) di David Lynch. Un 73enne decide di andare a trovare il fratello infartato, lontano, con cui non aveva più rapporti. Lo fa a bordo di un tosaerba (non ha la patente), per quasi 400 kilometri a 8 km all’ora, dallo Iowa al Wisconsin. Una storia vera, appunto, che il surrealista Lynch accompagna con senso della poesia e della più intima compartecipazione emotiva. Viaggio come necessità etica. Il protagonista Richard Farnsworth (che morirà un anno dopo) ottenne una nomination agli Oscar e una ai Golden Globe.

I DIARI DELLA MOTOCICLETTA (2004) di Walter Salles. Dalle Ande a Caracas, oltre 14 mila chilometri prima in moto (una Norton 500, detta “La poderosa”) e poi a piedi. Per due giovani argentini, l’avventura da turistica si trasformerà, alla visione della miserie e delle ingiustizie sociali, in una esperienza di vita. Sì, perché uno dei due, uno studente di medicina con la passione del rugby, si chiama Ernesto  Guevara (proprio lui!). Dai diari del “Che” e dal romanzo del socio Alberto Granado. Oscar alla canzone.

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