“Il viaggio”: la recensione

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The Journey Gran Bretagna, 2016 Regia Nick Hamm Interpreti Timothy Spall, Colm Meaney, John Hurt, Catherine McCormack Distribuzione Officine UBU Durata 1h e 34’

Al cinema dal 30 marzo 2017

IL FATTO – La storia, appena appena romanzata, del travagliato accordo del 1998 che mise fine alla Guerra nell’Irlanda del Nord (il cosiddetto Belfast Agreement). Da una parte il leader degli Unionisti Protestanti, l’arcigno e indistruttibile reverendo Ian Paisley, dall’altra uno dei capi dell’IRA, Martin McGuinness, ovvero l’esercito repubblicano. Anni di odio e ragioni contrapposte avevano costruito un muro di incomunicabilità. Ma per la pace dell’Ulster, Tony Blair, approfittando della necessità dell’ottantenne protestante di volare a casa per il cinquantenario delle nozze, li ficca entrambi in macchina sperando che dialoghino, controllati a loro insaputa da un autista agente. Durante il viaggio, il glaciale e intransigente religioso cederà alle avances politiche del sardonico “papista”?

L’OPINIONE – Peccato non sia stato in concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, perché i due protagonisti, Timothy Spall e Colm Meaney (impossibile non riconoscere i loro volti: il primo era in un Harry Potter e protagonista del delizioso Turner; il secondo, oltre ad aver lavorato spesso con Frears, è stato uno dei membri di Star Trek: Deep Space Nine. Da notare anche che Spall che interpreta il vegliardo Paisley è in realtà di quattro anni più giovane del sessantatreenne Meaney!) sono da premio per la recitazione in accoppiata, del resto sono insieme per tutta la durata del film.

È un importante spezzone di Storia da noi italiani ignorata quello che il regista Nick Hamm (fattosi notare sino a oggi per telefilm e Godsend – sigh! – peraltro è di Belfast e conosce quindi molto bene quello che sta raccontando) ci fa rivivere, con l’aiuto di dialoghi gustosi, grazie alla sceneggiatura speziata ma mai sbilanciata di un altro nord-irlandese, Colin Bateman. Al resto provvedono appunto le spettacolari performances dei due mostri sacri della scena che interagiscono nel reciproco divertimento, mentre Toby Stephens è un Tony Blair una volta tanto non negativo, Freddie Highmore (cresciuto da La fabbrica di cioccolato) è l’agente driver e il magnifico John Hurt, recentemente scomparso, un diplomatico boss dei Servizi Segreti. Tra l’altro è proprio di questi giorni la notizia della morte di Martin McGuinness (questo 21 marzo, a 66 anni), che è stato dal 2007 al 2017 vicepremier nel governo (di coalizione) dell’Irlanda del Nord.

Massimo Lastrucci

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