“It”, l’horror nostalgico è una cosa seria: la recensione

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It, Usa, 2017 Regia Andy Muschietti Interpreti Bill Skarsgård, Finn Wolfhard, Jaeden Lieberher, Nicholas Hamilton, Owen Teague, Sophia Lillis, Jackson Robert Scott, Megan Charpentier Distribuzione Warner Bros Durata 2h e 15′

 

Al cinema dal 19 ottobre 2017

IL FATTO – Ma chi è, meglio: che cos’è, quella inquietante creatura vestita da pagliaccio che sembra vivere nelle viscere dell’altrimenti più che normale cittadina di Derry? Di certo è malvagissima visto che quando appare muoiono i ragazzini. Rimasto traumatizzato dalla scomparsa del fratello minore, Bill Denbrough non ha mai smesso di indagare. E quando anche i suoi amici, vecchi e nuovi, cominciano ad avere strane allucinazioni o fare incontri spaventosi, si convince che il piccolo Georgie sia stato rapito e ucciso da “it”, ovvero il clown che solo loro vedono e che si fa chiamare Pennywise.

L’OPINIONE – Ah, il buon (e rassicurante) sapore degli horror nostalgici! Da uno dei più bei romanzi (un testo davvero seminale) del prolifico ma spesso geniale Stephen King, tradotto ai tempi (1990) in forma di miniserie (con Tim Curry nei panni del mostro), un film che si evidenzia come “parodia” seria e condensato di tutto quello che faceva moda nello spettacolo di genere for teenagers negli anni ’80 (lo stesso che fa la fortuna della serie Stranger Things), una sorta di American Graffiti particolare, apposito per quella generazione (peraltro in questa versione è stato vietato negli USA ai minori di 17 anni non accompagnati).

Un gruppo di cuccioli d’uomo alla soglia dell’adolescenza angariati da bulletti problematici, la solidarietà e l’amicizia che si sviluppano intorno a una mission mortale che gli adulti non sanno e non possono vedere (eppure “la media dei morti o scomparsi a Derry è 6 volte quella nazionale”), i luoghi topici dell’horror rivisitati (sotterranei, boschi, case diroccate e soprattutto, occhio ai lavandini!): insomma è un ritrovarsi tra antiche sensazioni (The Goonies, Stand By Me). Al valente argentino in trasferta americana Andrès (Andy) Muschietti (suo quel compìto La madre con Jessica Chastain del 2013), l’incarico di orchestrare senza strafare, senza debolezze per truculenze o – peggio – accentuazioni farsesche o ammiccanti (rifugio dei registi impotenti).

Già dalla prima sequenza “di paura”, con il piccolo Georgie che segue la barchetta di carta lungo i rigagnoli ai bordi delle strade e che va a infilarsi in un chiusino da cui spuntano gli occhi luminosi e cattivi di Pennywise (una delle invenzioni letterarie più suggestive di King), capiamo che qui l’horror è trattato con rispetto. Lo svedese Bill Skarsgard (The Divergent Series: Allegiant) è l’orrendo clown, Jaden Lieberher (St. Vincent) il più strutturato (come personaggio) dei “nostri”. Il successo mondiale è stato enorme, da “troppa grazia Sant’Antonio”, ma evidentemente è il film capitato al momento giusto (proprio come Stranger Things, di cui è imminente la seconda stagione e che ha tra i suoi protagonisti, anche il Finn Wolfhard che recita appunto in It). A proposito, anche qui la storia non termina ma proseguirà nel sequel già annunciato (con loro adulti e maltrattati dalla vita che decidono di fare i conti con il loro passato una volta per tutte).

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