LA SPIA – A MOST WANTED MAN

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A Most Wanted Man Usa/GB/Germania, 2014 Regia Anton Corbijn Interpreti Philip Seymour Hoffman, Rachel McAdams, Willem Dafoe, Daniel Bruhl, Grigoriy Dobrygin Sceneggiatura Andrew Bovell Produzione Andrea Calderwood, Simon e Stephen Cornwell, Gail Egan, Malte Grunert Distribuzione Notorious Durata 2h e 01’ www.notoriouspictures.it/schede/mostwantedman

In sala dal

30 ottobre

Approdato clandestinamente ad Amburgo, il ceceno Yssa Karpov è internazionalmente ricercato come terrorista. Gunter Bachmann , responsabile di una squadra addestrata alla sicurezza, vorrebbe servirsene per arrivare a pesci più grossi e favorisce il suo tentativo di contattare un banchiere che deve molto a suo padre, un generale russo dell’Armata Rossa spietato come da cliché, ma il servizio segreto tedesco e la CIA non la pensano così. Ma chi è Yssa veramente? Qual è il suo passato?

Enfio, sudaticcio, stropicciato per esigenze anche di copione (ma il sospetto è che al trucco si sovrapponga il malessere reale della persona), Philip Seymour Hoffman (praticamente alla sua ultima opera) è pressoché perfetto per dettare il tono a una spy story tutta costruita di anticlimax e depressione (e Amburgo e Berlino autunnali in questo senso aiutano), da sconfitta esistenziale prima che politica. Il tema è quello del tradimento, tanto caro allo scrittore John Le Carré che dopo tante trasposizioni (tra cui quelle straordinarie di La spia che venne dal freddo di Martin Ritt e La talpa di Tomas Alfredson) regala allo schermo anche questa sua recente fatica letteraria. Qualche nome noto fa da necessario contorno, qualcuno persino sprecato (Rachel McAdams, Robin Wright o Daniel Bruhl meritevole quest’ultimo di ruoli più impegnativi). Comunque, su basi così solide anche un regista reduce da un imbarazzante goal mancato a porta vuota come The American (e pensare che il protagonista è George Clooney!), come l’olandese Anton Corbijn (ottimo fotografo e con un debutto cinematografico importante con Control) non poteva sbagliare, almeno non del tutto. E in effetti, pur afflitto da una cadenza mogia incapace di eccitare, “La spia” si fa seguire con decorosa e cortese compitezza. Gli manca però quel colpo di reni in più, necessario per elevarsi dal prodotto di genere destinato a una sola visione a quello di un thriller di spionaggio adulto da citare in futuro.

Massimo Lastrucci