L’ora più buia: la trasformazione di Gary Oldman in Churchill che può valere un Oscar

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The Darkest Hour Gran Bretagna, 2017 Regia Joe Wright Interpreti Gary Oldman, Kristin Scott Thomas, Lily James, Stephen Dillane, Ronald Pickup, Ben Mendelsohn Distribuzione Universal Pictures Durata 2h e 5’

Al cinema dal 18 gennaio 2018

IL FATTO – Maggio 1940. La Germania sta trionfando in Europa e l’Inghilterra sta vivendo nell’angoscia una profonda crisi politica interna. Neville Chamberlain è dimissionario ma chi prenderà il suo posto? Il più accreditato è il Ministro della marina Winston Churchill, ex liberale ora conservatore, che non dispiace ai laburisti ma è inviso al re Giorgio VI e a gran parte dei deputati del suo stesso partito che gli preferirebbero il Ministro degli esteri Lord Halifax (che punta invece alla pace con i nazisti).

L’OPINIONE – Si potrebbe anche vedere come un compendio politico di Dunkirk, questo dramma biografico che l’eclettico Joe Wright (Orgoglio e pregiudizio, Espiazione, Hanna, il sottovalutato Pan-Viaggio sull’isola che non c’è) costruisce con tutti i crismi della tradizionale accuratezza britannica, ironia compresa (e in effetti verso la fine il premier pronuncerà proprio quel memorabile discorso che infiammò tutti gli inglesi convincendoli a resistere e non accettare alcun armistizio). Churchill appare qui come un vecchio catenaccio dal carattere impossibile e dalla lingua micidiale (“Vuole smetterla di interrompermi quando la sto interrompendo io” sbraita al visconte Halifax) ma che sa nascondere dietro la burbanza insospettabili titubanze quasi caratteriali. A spalleggiarlo la moglie che molto ha visto e condiviso (Kristin Scott Thomas) e la neo segretaria personale Elizabeth Nel (Elizabeth Layton), prima angariata poi insostituibile.

Dietro al trucco da “bulldog” con sigaro recita alla grande Gary Oldman, attore maiuscolo sia negli a-solo roboanti che nei mezzi toni; il rischio macchietta sta sempre lì dietro l’angolo e le “spatafiate” retoriche non aiutano a tenerla a bada (in effetti quando Churchill entra nella metropolitana da lui mai praticata per chiedere il parere della gente comune siamo un po’ troppo sprofondati nel populismo sentimental-patetico tanto caro al nazionalismo proletario made in Britannia) ma l’ex Dracula (e soprattutto ex Smiley) se la cava più che bene (tanto da vincere il Golden Globe per l’interpretazione).

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