“Omicidio all’italiana”: la recensione del nuovo film Maccio Capatonda

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Italia, 2017 Regia Maccio Capatonda Interpreti Maccio Capatonda, Herbert Ballerina, Sabrina Ferilli, Roberta Mattei, Fabrizio Biggio Distribuzione Medusa Durata 1h e 39’

Al cinema dal 2 marzo 2017

IL FATTO – Uno strano omicidio sconvolge Acitrullo, sperduta località dell’Abruzzo. Quale occasione migliore per il sindaco Piero Peluria (Maccio Capatonda) per far uscire dall’anonimato il paesino? Oltre alla polizia infatti, sul posto arrivano la troupe di Chi l’acciso? di Donatella Spruzzone (Sabrina Ferilli) e una lunga fila di turisti dell’orrore.

L’OPINIONE – Dopo la sorpresa dei quattro milioni di euro incassati con Italiano medio, Marcello Macchia in arte Maccio Capatonda ci riprova, ma questa volta punta più in alto e con la satira sociale di Omicidio all’italiana tocca molti temi, dalla spettacolarizzazione della cronaca nera alla dipendenza dai social, dall’ossessione della televisione alla deriva del giornalismo. «Ma in realtà la mia intenzione era girare un film esplicitamente comico, non satirico», spiega lui, «giocato tutto sui duetti con Herbert (Ballerina, Nda). Poi invece è uscito così».

Fortunatamente per noi, perché oltre alle (molte) risate e alle apparizioni di lusso (Nino Frassica e Sabrina Ferilli, perfetti dentro il surreale mondo di Maccio) il film offre molti spunti di riflessione e qualche passaggio disturbante che esce dalla comfort zone della gag, tra le tazze con la scritta Je Suis Acitrullo, un padre che odia i figli e il rom accusato perché «negro, anzi olivastro»: «Ma quelli sono proprio i momenti in cui arriva allo spettatore tutta la satira del film, il senso è che quel disturbo si dovrebbe provare quotidianamente, quando tv e giornali si accaniscono sui casi di cronaca nera. Come ho convinto la Ferilli? Semplicemente mandandole la sceneggiatura. È stata il mio primo pensiero per il ruolo della Spruzzone, pensavo non sarebbe mai venuta, invece ha abbracciato il progetto con grande generosità. Pressione? No, non ho sentito pressione, anche perché il successo di Italiano Medio è stato inatteso, non mi aspettavo quei numeri quando uscì il film. La pressione maggiore me la metto sempre addosso da solo, perché non mi accontento mai, cerco sempre di fare meglio».

Questa volta il merito del buon Maccio è che, in mezzo ai duetti demenziali tra i fratelli Peluria, riesce a tenere la trama del film dentro i binari grazie a personaggi come quello della Ferilli e soprattutto quello interpretato da Roberta Mattei, poliziotta che non capisce cosa stia accadendo, tra commissari che tifano Napoli, giornalisti invadenti, famiglie ossessionate da Gomorra e responsabili dell’autopsia che parlano come in una puntata di CSI – Scena del crimine: «Perché oggi si crede di più alla televisione che alla realtà: se una notizia passa da quella scatola esiste, altrimenti no, non è vero. E anche con la tecnologia è così: è la realtà a non essere aggiornata, oggi crediamo più al GPS che alla nostra vista». E così alla fine Omicidio all’italiana diventa molto più della visione innocua che dovrebbe essere, un’opera surreale sullo strano tempo che viviamo, più sciocco e superficiale di qualsiasi gag, tra gente che si fa i selfie sul luogo del delitto e processi in diretta tv.

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