IL FATTO – La vita di Robert J. Oppenheimer, il padre della bomba atomica, lo scienziato che fu messo a capo del Progetto Manhattan e che, dopo la fine della guerra, fu accusato di simpatie e frequentazioni comuniste. Questa è la storia di come fu creata la bomba e della commissione che anni dopo lo screditò di fronte all’America e al mondo intero
OPPENHEIMER, L’OPINIONE
Un kolossal vero e proprio, molto più dei precedenti film di Christopher Nolan, che piccoli certi non sono da molto tempo. Lo è più di Inception, Interstellar e della trilogia di Batman, opere che vanno in qualche modo iscritte nella normalità di una Hollywood che da sempre ha bisogno di prodotti che alimentino la sua bulimia produttiva.
LEGGI ANCHE: Oppenheimer, secondo trailer e poster ufficiali
Macchine infernali, per molti versi, una sorta di perversione cinematografica a cui Nolan a un certo punto si è assoggettato sfruttandola a sua volta, usandola come scusa per costruire i suoi mondi fantastici, tra sogno, fumetto e viaggi spazio-temporali.
Dunkirk, al di là della sua ambiziosa struttura triplice, era più vicino a quel cinema bellico degli anni Sessanta e Settanta che celebrava patriotticamente gli sforzi e i sacrifici dell’alleanza anglo-americana, da Il giorno più lungo a Quell’ultimo ponte, a cui aggiungeva il messaggio pacifista e anche un alquanto ambiguo nazionalismo post Brexit.
Oppenheimer è invece un kolossal classico, in cui la vita di un uomo si intreccia con quella del mondo intero, girato con grande dispendio di mezzi, un cast eccezionale e uno sviluppo su diversi piani temporali, come tanto piace a Nolan, che racconta giustamente il prima e il dopo l’avvento della Bomba.
Il regista britannico firma anche la sceneggiatura
Raccontando la vita del fisico dai primi turbamenti scientifici fino alla conversione pacifista, analizzando tormenti e ambizioni, pregi (pochi) e difetti (abbastanza, ma tutti molto umani). Lo fa grazie a una interpretazione davvero magnifica di un attore che da tempo meriterebbe maggiore considerazione, Cillian Murphy, che senza la serie Peaky Blinders non avrebbe avuto la popolarità che uno con il suo talento merita.
Attorno a lui ruotano, come elettroni attorno al nucleo, le sue donne, i suoi scienziati e gli uomini che lo hanno reso celebre e portato nella polvere. Va per accumulo Nolan, grazie al cast eccezionale, formato da Emily Blunt, Florence Pugh (anche un po’ sprecata), Matt Damon e Robert Downey Jr, loro due entrambi eccezionali.
LEGGI ANCHE: Oppenheimer, i sacrifici di Matt Damon e Cillian Murphy per un’opportunità da non perdere
E finisce anche con l’esagerare Nolan, suo difetto reiterato, mettendo troppe parole, soprattutto nella parte finale eccessivamente spiegata, troppa musica (bellissima la colonna sonora di Ludwig Göransson, ma su 180’ è presente per un buon 90%, decisamente sfiancante), tralasciando invece sottotrame che sarebbe state interessanti da esplorare, come quelle dei suoi più stretti collaboratori nel progetto, che avrebbero contribuito a meglio delineare la personalità in chiaroscuro di quest’uomo che ha davvero cambiato la storia dell’umanità e che viene invece ben raccontata attraverso i repentini passaggi da bianco e nero a colore.
E proprio perché di fronte a questa storia enorme, questi abbastanza evidenti difetti passano in secondo piano. Oppenheimer è davvero un film d’altri tempi, e questo è il suo pregio maggiore, e aiuta oltretutto a capire due elementi fondamentali del cinema di Nolan, sempre presenti.
L’ossessione della perfezione da cui era affetto il detective Al Pacino di Insomnia, ma anche l’illusionista di The Prestige (complessivamente e concettualmente il suo film più compiuto), l’uomo dei sogni di Inception e l’astronauta di Interstellar. Tutti, in un modo o nell’altro, sono dominati da una forza più grande e più potente: l’amore. E per quanto buffo possa sembrare, tutti i cervellotici, anche fin troppo, mondi creati da Nolan servono solo ad amplificare la potenza di questo ordigno nucleare dell’anima.
Il nucleo del cinema di Nolan sono alla fine le donne, motore di ognuna delle sue storie e di cui i protagonisti sono succubi perché deboli uomini che cercano giocattoli sempre più complessi e pericolosi. Prima o poi bisognerà riflettere su questo aspetto, ma è probabilmente la ragione per cui il giovane ha sempre amato Batman e a produrre i suoi film è la sua bravissima consorte.
Se vi è piaciuto Oppenheimer guardate anche
La storia della costruzione della bomba atomica è stata raccontata in un dimenticato film di Roland Joffe, L’ombra di mille soli, da ricordare soprattutto per le magnifiche interpretazioni di Paul Newman e Dwight Schultz, quest’ultimo nei panni di Oppenheimer.