The Vanishing – Il Mistero del faro, una escalation di paranoia e violenza ad alta tensione

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The Vanishing - Il Mistero del faro

The Vanishing – Il Mistero del faro (Keepers) Usa, 2018 Regia Kristoffer Nyholm Interpreti Peter Mullan, Gerard Butler Distribuzione Notorious Pictures Durata 1h e 41′

In sala dal 28 febbraio 2019

LA STORIA – Thomas Marshall, James Ducat e il giovane inesperto Donald McArthur hanno l’incarico di gestire un faro su un’isoletta al largo della Scozia. In pratica un periodo di sei mesi lontani da tutto. La ripetitività di una vita scandita dalle mansioni e dai compiti affina una sorta di complicità e cordialità tra i tre, pur differenti per età e carattere, almeno sino a quando un imprevisto sconvolgerà i loro destini. Accasciato su una scogliera trovano un corpo, dei resti di una barca e un baule. Peraltro il naufrago è ancora vivo e quando si riprende si scaglia furiosamente sul soccorritore, tanto che Donald, per difendersi, lo uccide con una pietra. Indecisi sul da farsi, nascondono il cadavere e mettono al sicuro il baule che l’anziano e scorbutico Thomas sconsiglia vivamente di aprire. Ovviamente così non accadrà. Infatti, una volta forzato rivela al suo interno un tesoro in lingotti d’oro. Da dove vengono? Cosa fare? L’ideale sarebbe tenere tutto segreto e spartirselo poco per volta, ammesso (e non concesso) che non vi siano altre persone che lo stanno cercando. Appunto.

L’OPINIONE – All’inizio del film, una spiega avverte che il racconto si sviluppa da una storia marinara, una sparizione misteriosa accaduta nel 1900 (ultima informazione il 15 dicembre) nell’isoletta di Eilean Mor, nelle cosiddette Ebridi Esterne, a tutt’oggi rimasta senza spiegazioni. La sceneggiatura di Joe Bone e Celyn Jones (quest’ultimo abbastanza conosciuto anche come attore: Set Fire to the Stars, in cui interpretava anche il ruolo del poeta Dylan Thomas) è abilmente costruita in effetti sul rapporto tra la psicologia di rudi personaggi scolpiti dai venti dell’estremo nord, con una natura inospitale e ricca di un suo romantico, pittoresco, impatto che esaspera le passioni più elementari dell’animo: avidità che porta alla violenza, ma anche una certa dignità nell’affrontare il proprio destino.

L’autore Kristoffer Nyholm (di cui vanno giustamente ricordate regie di serie tv uscite anche da noi, come gli ottimi The Killing – poliziesco e Taboo – feuilletton gotico), costruisce una escalation di paranoia e violenza giostrando con pochi elementi costitutivi (attori, oggetti, nodi narrativi) ma di innegabile tensione, anche se una certa lentezza di ritmo alla lunga, parzialmente, nuoce. Del resto, ha a disposizione due attori noti dal virile volto proletario come Peter Mullan e Gerald Butler (che però una volta possedeva una personalità “animale” più capace di occupare lo schermo), più il quasi nuovissimo faccia d’angelo (con ombre) Connor Swindells (è al suo terzo lavoro come attore) a fare da contrasto. Per finire, una informazione che interesserà turisti ed escursionisti: sono stati utilizzati quattro fari per i set (in Scozia). Da ricordarne almeno tre: quello di Killantringan e quello di Corsewall, entrambi nel Dumfries e Galloway e uno all’isola di Mull, nelle Ebridi.