Rabbit Hole, la nuova vita (da spia) di Kiefer Sutherland

Intervista all’ex star di 24, che ci racconta lo spy-thriller Rabbit Hole: «Il mio personaggio è abile a manipolare gli altri, ma il sistema gli si rivolta contro»

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Il suo motto è «non fidarti di nessuno», è un uomo solitario, un John Rambo dell’alta finanza che, come dice lui stesso, «aiuta i ricchi stronzi a far perdere soldi ad altri ricchi stronzi, in modo che i primi possano farne di più». Fino a quando non è lui stesso a finire in un complotto internazionale che lo costringe a una fuga disperata, aiutato soltanto da una donna, coinvolta quasi inconsapevolmente, il cui fascino fa però la differenza. Rabbit Hole, la serie disponibile su Paramount+ dal 26 maggio, creata da John Requa e Glenn Ficarra, coppia che ha diretto tra le altre cose il pilot di This Is Us, riporta nel mondo dello spionaggio Kiefer Sutherland, veterano del genere dopo il successo della saga 24 e del più recente Designated Survivor in cui interpretava un tecnico ritrovatosi Presidente degli Stati Uniti dopo un devastante attentato alle istituzioni.

«L’inganno e la manipolazione sono cose con cui abbiamo a che fare costantemente – ci racconta Sutherland, collegato via Zoom dal Canada – Penso che lo spettatore negli Stati Uniti abbia una certa difficoltà anche solo a guardare i telegiornali, perché le notizie vengono preparate secondo un algoritmo fatto su misura: chi vede Fox News riceve un certo tipo di notizie, così come gli spettatori di CBS News si aspettano una determinata informazione e qui in Canada la CBC presenta il suo tipo di notizie. Penso che la manipolazione si sia spinta molto più in là e noi come società dovremo adattarci. Il mio personaggio nella serie è molto abile a manipolare gli altri, ma poi il sistema gli si rivolta contro, trova qualcuno più abile di lui ed è costretto a capire come sopravvivere in un mondo in cui non si sa quale sia la verità».

Si chiama John Weir, è un uomo scaltro, spietato forse, ma definirlo cattivo sarebbe sbagliato. «John lavora nel mondo dello spionaggio aziendale, ha un’incredibile abilità con i numeri e li usa per calcolare le probabilità, ma nasconde un lato della personalità molto diverso, perché come sempre c’è l’altra faccia della medaglia – continua l’attore – È un uomo molto sicuro di sé, ha alcune tendenze nevrotiche che sono il riflesso del modo in cui il suo cervello funziona, è complesso e complicato. Di lui mi piace il fatto che pur trovandosi in una situazione davvero difficile, riesce comunque a essere divertente e ad avere il senso dell’umorismo. Una delle parti preferite del racconto è la storia d’amore riluttante che nasce e si sviluppa tra lui e il personaggio interpretato da Meta Golding. Tutti i protagonisti sono ben sviluppati, non c’è il buono o il cattivo, il serio o il divertente, hanno personalità varie ed eclettiche, penso che questo sia ciò che ha reso Rabbit Hole così divertente sia per me da interpretare sia, spero, per il pubblico da guardare».

Di esempi a cui ispirarsi per interpetrare questa nuova spia del panorama televisivo, Kiefer ne ha avuti tanti, a cominciare dal padre, Donald. «Mio padre ha realizzato uno dei più grandi thriller mai fatti, Don’t Look Now. Un altro attore che ho molto amato nel genere thriller è Michael Caine – aggiunge Sutherland – È sempre stato un attore che mi è piaciuto molto guardare, ma anche Gene Hackman ha interpretato bellissimi thriller. Se fossi riuscito a emulare anche soltanto uno di loro tre, sarebbe stato un lavoro ben fatto». Con il suo personaggio, l’attore non condivide un granché. «Sono bravo ad accorgermi delle bugie, ma non sono il migliore a dirle – confessa – Quanto alle capacità di difesa io ne ho ben poche, l’unica qualità che ho è che sono abbastanza veloce, ma in fondo anche John Weir non è molto bravo nelle risse. Se dovessi suggerirgli qualcosa, lavorerei sulla sua capacità di correre». Non sembra poi molto diverso da quel John Rambo che viveva nei boschi e doveva combattere contro una società che lo voleva morto a ogni costo. «La differenza – sottolinea l’attore – è che John Weir lavora nel mondo dello spionaggio finanziario, che è una cosa reale, non proprio come il mondo di Rambo».

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Per circa dieci anni, Kiefer Sutherland ha vestito i panni di Jack Bauer in 24, per 192 episodi trasmessi in otto stagioni, ma se dovesse scegliere un personaggio per cui farsi apprezzare dalle nuove generazioni non avrebbe dubbi. «Sceglierei John Weir perché penso che Rabbit Hole possa aprire una discussione utile sulla nostra capacità di adattarci alle nuove tecnologie, su come i bambini vivono il mondo del web, sull’isolamento e sul modo in cui le conversazioni vengono controllate. Se poi i giovani ameranno Rabbit Hole, potranno sempre tornare all’inizio della mia lunga carriera e ricominciare con Stand by me». 

Kiefer Sutherland in Stand by Me