VIAGGIO NELLA MENTE DI “MR ROBOT”

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ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER

«Il controllo è un’illusione». Tenete bene a mente le parole di Elliot perché questo sarà il mantra della seconda stagione di Mr Robot. La serie cult di Sam Esmail, che lo scorso hanno ha conquistato pubblico e critica, torna ad appasionare gli spettatori americani.

Già dal primo episodio capiamo che l’obiettivo dello showrunner è superare il successo ottenuto ma senza assecondare le aspettative del pubblico. Le atmosfere cupe e allucinate avvolgono ancora la realtà del cyber giustiziere ma la rivoluzione a cui ha dato il via è solo all’inizio. Il caos e le rivolte di piazza dei primi momenti sono già un ricordo perché la battaglia ora si è spostata dentro alla testa del protagonista. Elliot è in lotta contro se stesso perciò vengono abbandonati i ritmi e le follie in stile Fight Club e la sceneggiatura scivola più dalle parti di A beautiful mind quando vediamo il matematico John Forbes Nash a un passo dalla follia. Una scelta coraggiosa da parte di Esmail che allontana il suo hacker anche dalla sua arma più potente, il computer, per lasciarlo in balia dei suoi demoni. Spiccano così le interpretazioni di Rami Malek e Christian Slater. A distanza di un anno il primo non ha perso un briciolo del suo magnetismo malato mentre il secondo si candida come miglior attore nei panni di un villain pervasivo e pericoloso. Non ce ne voglia Kevin Spacey.

A tutto questo si aggiunge la saggia scelta di mantenere intatti alcuni misteri della prima stagione, come la sparizione di Tyrell Wellick, introducendo elementi nuovi. Due su tutti: l’agente dell’FBI Dominique DiPierro, ovvero la new entry Grace Gummer da cui ci aspettiamo grandi sorprese, ma anche il tormento di Darlene (Carly Chaikin) diventata leader di FSociety ma scontenta di fronte all’evidenza: il suo progetto di cambiare il mondo ha presto perso vigore schiacciato tra i populismi e gli interessi di chi già deteneva il potere. Di fatto tutti i personaggi si trovano a lottare per mantenere la situazione sotto controlllo, illudendosi che si tratti di un’impresa possibile. Proprio come accade allo spettatore, sempre più coinvolto in un dialogo costante con il protagonista, che non serve a comprendere davvero Elliott e la sua complessità ma rende tutti prigionieri della mente contorta di Mr Robot.