Eileen, William Oldroyd svela il suo futuro giapponese alla Festa del Cinema di Roma

Il regista di Lady Macbeth racconta la genesi del film

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William Oldroyd (ph. Juan Naharro Gimenez WireImage)

Nel 2016 aveva esordito con il molto apprezzato Lady Macbeth, e purtroppo la pandemia non ha aiutato a velocizzare l’arrivo di questo nuovo film di William Oldroyd, che presenta alla Festa del Cinema di Roma 2023 il suo ultimo Eileen. Un noir al femminile, annunciato come “una storia di attrazione fatale e di liberazione agognata” che vive del duetto tra le due protagoniste, Thomasin McKenzie (Last Night in Soho, Il potere del cane) e una irresistibile Anne Hathaway.

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Basato sul romanzo del 2015 di Ottessa Moshfegh, che lo ha adattato insieme al marito Luke Goebel e lo stesso regista, il film racconta di Eileen, una giovane donna che nella Boston del 1964 divide la sua vita tra un padre violento e alcolista e il carcere nel quale lavora come impiegata. Timida, dimessa, quasi invisibile, è tenuta a distanza anche dalle colleghe. Finché un giorno non arriva al carcere la nuova psicologa, Rebecca, bionda, elegante, disinvolta, che la prende in simpatia.

Eileen William Oldroyd

Cosa permetteva di raccontare questa storia, oggi?

Prima di tutto mi sono innamorato del libro all’inizio del 2020, durante il lockdown . Avevo letto anche il precedente libro della Moshfegh, su una persona rimasta a dormire per un intero anno, e questo mi ha spinto a leggere gli altri, compreso Eileen, che ho trovato terrificante, divertente, gioioso e con un personaggio intrigante. Tanto da pensare che valesse la pena portarlo sullo schermo, anche perché come Lady Macbeth, pur essendo ambientato nel passato, aveva una stretta correlazione con l’attualità.

Anche il film precedente era un adattamento da un libro, stavolta il collaborare con l’autrice ha reso più semplice il lavoro o no?

In passato ho conosciuto romanzieri molto legati al loro libro, qui invece Ottessa e Luke sono stati felici dell’opportunità. Non tanto di rendere migliore la storia che avevano immaginato, ma di adattarla per un nuovo media. È stato liberatorio in un certo senso. E anche io, pur sapendo che il libro era un noir ambientato negli anni ’60, come molti film di Hitchcock, ho inevitabilmente preso a prestito qualcosa, ma assolutamente senza copiare. Anche per non restare intrappolato in un genere.

Costruita insieme la sceneggiatura, gli attori hanno avuto la possibilità di aggiungere qualcosa?

In realtà tre o quattro giorni prima di girare, ci siamo visti per delle letture che sono state una occasione di condividere pensieri, riflessioni e suggerimenti, e per fare continue modifiche. Da parte degli sceneggiatori, che sentendo gli attori pronunciare le battute si son resi conto dell’effetto che facevano, ma anche per gli attori, che potevano sempre far presente eventuali difficoltà.

Parlando di interpreti, impossibile non pensare a Thomasin McKenzie e Anne Hathaway

La cosa migliore è stata che tutti, non solo loro, erano sin dall’inizio la nostra prima scelta. E a posteriori devo dire che Eileen non avrebbe potuto essere nessun’altra che Thomasine, che ci ha conquistato sin dal primo self tape mandato dalla Nuova Zelanda durante la pandemia. Le loro Eileen e Rebecca sono due personaggi emblematici di quel periodo in cui prendeva piede il movimento di liberazione della donna.

Dopo questi due film, nel prossimo sembra cambierà tutto, radicalmente… a che punto è il progetto del film ‘giapponese’?

Negli ultimi mesi lo sciopero ha fermato tutto, o meglio ritardato. Stiamo ricominciando adesso a scrivere l’adattamento di un romanzo giapponese con uno sceneggiatore metà giapponese e metà inglese, che gireremo anche nelle due lingue, spero l’anno prossimo. Posso solo dire che si tratterà di una storia d’amore, e di nuovo di un altro thriller psicologico.