IL FATTO – Mentre con la sorella deve prendere una difficile decisione sulla sorte della madre, ricoverata in stato di morte cerebrale con possibilità di donare gli organi, l’avvocata penalista Canan (Tülin Özen) si batte in aula per l’assoluzione di un suo cliente, Musa (Ogulcan Arman Uslu), accusato di aver ucciso il ricco proprietario di una fabbrica e suo ex datore di lavoro. Le possibilità non sono a favore dell’imputato, ma Canan tenta di guadagnare tempo in vista dell’arrivo di un testimone che, con la sua deposizione, potrebbe mutare l’esito del processo.
L’OPINIONE – Le attese feriscono, come suggerisce il titolo di questo dramma (familiare e psicologico, oltre che giudiziario) del regista Selman Nacar, presentato in anteprima mondiale a Venezia Orizzonti 2023 e ora in concorso al VII Euro Balkan Film Festival. Ed è giocato tutto sulle attese il crescendo di tensione del film, che sullo sfondo di una Turchia classista e autoritaria (Musa racconta all’avvocata che in carcere non gli hanno nemmeno permesso di farsi la barba in vista dell’udienza) anatomizza la coscienza di Canan, la cui etica è doppiamente messa in crisi dagli eventi.
Quello della protagonista, allora, è anche uno sguardo, reso parzialmente estraneo dal periodo trascorso fuori dal proprio contesto d’origine (ha studiato e vissuto nel Regno Unito e nella capitale Istanbul), su una società che a propria volta si ferisce esitando, nel chiaroscuro tra legalità formale e giustizia, libertà individuali e dialettiche sociali, diritto ed esercizio del potere. Il regista la segue, ci fa dubitare e scegliere con lei, senza offrire risposte e risoluzioni rassicuranti. Perché forse l’unica certezza è il labirinto di contraddizioni in cui ci muoviamo.
SE VI È PIACIUTO GUARDATE ANCHE… Il precedente dramma morale di Nacar fra le criticità sociali del suo Paese, Between Two Dawns (premiato al Torino Film Festival) e il recente L’ombra del dubbio, di e con Daniel Auteuil.