CIAK BIZARRO: “KRIMINAL”!

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Gli amanti del cinema “bizarro” tra le loro passioni annoverano anche quella per i cosiddetti “fumetti neri” che spopolarono negli anni Sessanta e Settanta e che videro come principali protagonisti Diabolik, Kriminal e Satanik, tutti oggetto di trasposizioni cinematografiche più o meno riuscite. L’occasione per riparlarne oggi ci è offerta dall’uscita di un bellissimo libro corredato da tante illustrazioni scritto da Roberto Curti e intitolato Diabolika (263 pagine, testi in inglese, Ed. Midnight Marquee Press, Inc. Baltimora, MD. USA). Il volume ripercorre la storia dei “fumetti neri” mediante schede approfondite dedicate a singoli film. Adeguata attenzione è riservata a Kriminal (Umberto Lenzi, 1966), definito il “più controverso anti-eroe dell’intera decade”. Creato da Max Bunker e dal disegnatore Magnus per una serie (1964-1974) di comic books dell’ Editoriale Corno, Kriminal fu realizzato sulla scia del successo di Diabolik e presenta le avventure spericolate di Anthony Logan, un fuorilegge inglese, che agisce mascherato da scheletro e si ritrova in ambienti corrotti e tra persone spesso prive di scrupoli.  A causa del suo tormentato passato (padre suicida, madre e sorella con problemi, adolescenza trascorsa in riformatorio), amareggiato dalla vita, abbraccia la via della criminalità e sposa un’idea generale di vendetta, per poi combattere a sua volta contro organizzazioni malavitose di vario genere, facendosi spesso beffa dell’ordine precostituito. E mentre nei fumetti di Diabolik era presente una controllata “castità”, in quelli di Kriminal apparivano fanciulle seminude o in mutandine, che fecero scattare polemiche, sequestri e addirittura processi. Sfumature grottesche e lampi di “black humour” arricchivano le trame gialle.  

Il film, senza sangue e senza scandali, sceneggiato e diretto dall’eclettico Umberto Lenzi si muove sui territori del genere spionistico (molte le location estere, Madrid, Istanbul, Mar Nero, Londra), tra travestimenti, gadgets, furti di gioielli e donne fatali con pettinature gonfie di hairspray; il personaggio di Kriminal, interpretato dall’attore olandese Glenn Saxson (pseudonimo di Roel Bos) non possiede la stessa cattiveria del suo alter ego cartaceo: più che verso il “fumetto nero”  si spinge verso il garbato fotoromanzo.

A distanza di cinquant’anni, simpaticamente “avantpop” appare la sequenza, che alterna fumetti e foto di scena, dei titoli di testa, così come gustosa è la partitura musicale “jazz-swing-lounge” di Romano Mussolini e Roberto Pregadio. Con un sequel, Il marchio di Kriminal, per alcuni migliore del film capostipite, diretto da Fernando Cerchio nel 1967.

Intrufolatosi nella camera da letto della sua ex moglie Margie (Maria Luisa Rispoli), travestito con calzamaglia e maschera di teschio, con modi spicci Saxson/Kriminal intima alla signora in negligée:  “Al tuo posto me ne starei buona, Margie, odio le complicazioni!” 

Holy Socks, che macho gentiluomo!