L’INTERVISTA: FRANCO PIERSANTI, «I MIEI 40 ANNI DI MUSICA PER IL CINEMA »

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«Da quando ho iniziato io, 40 anni fa, è cambiato tutto. I giovani che vogliono fare i compositori per il cinema hanno tante chances in più dal punto di vista tecnologico, ma anche più difficoltà: oggi nei film si usano molte più musiche di repertorio, non solo pop, e per questioni di budget i produttori non sempre sono disposti a investire sulla colonna sonora». Parola di Franco Piersanti, il compositore storico dei film di Nanni Moretti, da Io sono un autarchico ad Habemus Papam, ma anche di Gianni Amelio, Mimmo Calopresti, Daniele Luchetti. Dopo tre David di Donatello (per le musiche di Il ladro di bambini, Lamerica e Il caimano), due Nastri d’Argento (per Terraferma e Io e te) e sette Ciak d’Oro, Piersanti è uno che ai giovani ci pensa, e il mestiere lo sta insegnando a molti. Per esempio al festival Creuza de Ma (che prosegue dal 7 all’11 dicembre a Cagliari), dedicato alla musica per il cinema, che ha istituito la Masterclass Sergio Miceli condotta in questa prima edizione proprio da Piersanti. «Alla fine della masterclass, che si è tenuta a novembre, ho assegnato quattro spezzoni di film per i quali comporre la musica»; dice Piersanti. «Gli studenti stanno spedendo le loro partiture: le cinque migliori verranno eseguite con l’orchestra alla fine del festival Creuza de Ma». La masterclass è intitolata a Sergio Miceli, «grande musicologo scomparso l’estate scorsa, che ha portato l’attenzione sulla musica applicata, collocandola a pieno titolo nel ‘900 musicale che affianca appunto la settima arte, il cinema».

Come nasce una musica per il cinema, da un’idea, da un’immagine?

Un metodo vero e proprio non esiste: ognuno se lo crea a seconda della propria sensibilità. Tutto nasce dalla suggestione iniziale del racconto del film che viene fatto al musicista, ma poi con le immagini le cose cambiano: si materializza una poetica cinematografica. Fissare la musica ideale per un film è impossibile: se dessimo lo stesso film a dieci musicisti avremmo dieci soluzioni diverse.

Per numero di film, i registi con i quali ha collaborato di più sono Gianni Amelio e Nanni Moretti: com’è lavorare con loro?

Con tutti i registi coi quali ho lavorato ho creato dei piccoli sodalizi, per esempio anche con Daniele Luchetti o Marco Tullio Giordana. La fiducia reciproca è l’aspetto fondamentale e la cosa che più paga sul piano pratico della creazione. Inizialmente il musicista fa ingresso nell’immaginario del regista con delle proposte che vengono sempre più affinate. Nanni ha la tendenza a un controllo maggiore, se potesse farebbe come Chaplin che si scriveva le musiche da solo. Se sono nel cinema lo devo anche a lui, col quale ho fatto il mio primo film Io sono un autarchico: si è instaurato il rapporto di fiducia e anche il dialogo tra noi è diventato più essenziale e immediato. Con Amelio c’è stata una grande identificazione reciproca in certi aspetti del carattere, per esempio il pudore dei sentimenti, pensare più di nascondere le cose che di metterle in mostra. In Amelio è tutto più celato, tenuto a freno. Sempre con l’attenzione a non essere retorici.

Da 16 anni firma anche le musiche di Il commissario Montalbano in tv: come si è evoluta la sua colonna sonora?

La musica è nata con la serie: in 16 anni e 30 film l’abbiamo progressivamente integrata e arricchita. Abbiamo intorno alle 5 ore di materiale musicale. Considerare il genere della serie è stato importante ma volevamo andare oltre la routine e l’ambientazione geografica. Tant’è vero che le musiche di Montalbano traspirano qualcosa di mediterraneo ma con uno stile reinventato: basti pensare a quella specie di tango che è la sigla.

A cosa sta lavorando ora?

Ho da poco finito le musiche di Io ci sono, il film tv per Rai Uno con Cristiana Capotondi sulla vicenda di Lucia Annibali. Ho finito il nuovo film di Amelio, La tenerezza (nella foto, la registrazione della colonna sonora, ndr.), e appena Luchetti inizierà a girare il suo nuovo film ci sarò anch’io. E poi continuano i progetti di insegnamento: il prossimo al Conservatorio di Castelfranco Veneto.

Qual è il segreto di un buon compositore per film?

Sia per la tv che per il cinema, non mi stanco di ripetere ai ragazzi che la musica scritta per le immagini deve essere un pezzo di musica che ha una sua vita e una sua dignità, un’autonomia e una ricchezza, anche fuori dalle immagini stesse. Infatti consiglio di guardare il film due tre volte, ma poi di lasciarsi guidare dall’emozione.

Se volete saperne di più di Franco Piersanti, ecco il suo sito ufficiale >>