Creuza de Mà, la musica dei sogni di Gianfranco Cabiddu

Il regista e direttore del festival di Carloforte racconta soddisfazioni, progetti e timori per il futuro

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Creuza de Ma (@nanniangeli_MG)

Da diciassette anni Creuza de Mà è un’imperdibile occasione per indagare a Carloforte, in Sardegna, il rapporto tra immagine e suono. Il festival dedicato alla musica da film, che prende il titolo da una celebre canzone di Fabrizio De André, appassionato di questi luoghi, è diventato il punto di incontro per registi, compositori e studenti aspiranti musicisti, ma anche appassionati di cinema e musica, che per una settimana si ritrovano sull’isola di San Pietro,  per scoprire le magiche relazioni tra due diverse forme d’arte strettamente connesse, travolti dalla passione e dalla generosità di Gianfranco Cabiddu, ideatore e direttore della manifestazione tenutasi quest’anno dal 17 al 23 luglio, orgoglioso di un progetto che a film, concerti, masterclass e incontri aggiunge un importante percorso formativo, il “CAMPUS musica e suono per il cinema e l’audiovisivo”, destinato a 30 studenti del Centro Sperimentale di Cinematografica e a 12 allievi musicisti provenienti da altre realtà. Una settimana insieme per apprendere, condividere passioni, talenti, idee, proposte tra futuri registi, compositori e tecnici.  

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Cabiddu, sceneggiatore, regista (Globo d’oro e Davide di Donatello nel 2017 per La stoffa dei sogni), diplomato al conservatorio in musica elettronica, laureato in etnomusicologia, non nasconde la sua grande soddisfazione, ma anche la preoccupazione riguardo la nascita di una vera e propria scuola a Carloforte, che avrebbe dovuto essere annunciata alla prossima Mostra del Cinema di Venezia, ma è a rischio a causa di un emendamento del Decreto Giubileo che stabilisce la trasformazione del comitato scientifico e, di fatto, l’ingresso della politica attraverso nomine ministeriali che potrebbero minacciare l’autonomia dell’istituzione.

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Qual è la missione di questa scuola?

Offrire agli studenti la possibilità di riflettere sulla parte sonora di un film, formando i ragazzi che si avvicinano al cinema passando dalla musica pop e rock. Un’isola è un posto fuori dal mondo, dal quale partire per ogni direzione. I giovani di oggi sono bravissimi sotto il profilo tecnico, ma devono ancora trovare la propria voce. Spesso imboccano un sentiero che non sentono, e quella zavorra impedisce loro di andare avanti. Mi piacerebbe, come esercizio, portarli in barca a vela, un’esperienza molto formativa e simile a quella del cinema, dove è necessario un lavoro di squadra e un capitano al quale obbedire. In barca come su un set chi sale non può scendere, bensì convivere con un equipaggio insieme al quale raggiungere un luogo. Sia una barca che un film hanno bisogno di una deriva per spingersi oltre il limite. La sensazione è che il cinema italiano abbia molte qualità e che i più giovani sappiano andare veloci, ma manca un po’ di deriva, quello che non si vede. E la deriva è importante per affrontare il mare. I tempi sono maturi per questa scuola, ma ora non sappiamo cosa accadrà.

Tra scioperi, proteste, presidi, manifestazioni, in tutto il mondo i lavoratori dello spettacolo stanno rivendicando i propri diritti. Che ruolo hanno in Italia associazioni come UNITA, Cento Autori, ACMF – Associazioni Compositori Musica per Film?

Le associazioni non sono sufficienti se al discorso rivendicativo e sindacale, che pure è sacrosanto, non si aggiunge un progetto culturale solido. Il panorama italiano appare piuttosto disgregato. 

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A Carloforte si incontrano registi e musicisti del futuro. Quali sono le nuove tendenze della musica da film?

Rispetto all’epoca di Morricone in cui o sentivi le parole o ascoltavi la musica, oggi una colonna sonora viene composta partendo dai rumori in presa diretta. La musica sta dentro la carne sonora del film e, grazie alla spazializzazione e il sound design, musica e parole possono convivere, una tecnica che rende responsabili anche quelli giudicati l’ultimo anello della catena cinematografica, i fonici di presa diretta. E poi le canzoni, sempre più presenti nelle colonne sonore.  Una convivenza non semplice, perché la canzone è una specie di macchina del tempo, spesso condivisa da molti, basti pensare all’uso che ne fa Nanni Moretti. Bisogna saper manovrare molti codici.  

L’anno prossimo Creuza de Mà diventa maggiorenne.

Per festeggiare vorrei coinvolgere attori musicisti per un incontri inedito, magari una jam session con Michele Riondino, Claudio Santamaria, Elio Germano, Stefano Fresi, Carlo Verdone, Silvio Orlando.       

Festival e scuola a parte, a cosa stai lavorando?

Ha finito due documentari musicali, il ritratto di un musicista novantunenne, Luigi Lai, che suona le launeddas, strumento tipico sardo, e il racconto di 29 anni di concerti jazz di Paolo Fresu, che è pure il mio compare d’anello. Avevo a disposizione migliaia di ore che rischiavano di andare perdute e che sono riuscito a fare digitalizzare a Bologna. E poi ho finito di scrivere un film, sarei pronto alla preparazione e poi alle riprese. Avrà ancora a che fare con il teatro, come La stoffa dei sogni.