Filippo Barbagallo esordisce con Troppo Azzurro: «mi sono goduto Mastandrea»

Il regista romano è anche il protagonista del proprio debutto

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Troppo azzurro

In selezione ufficiale alla Festa del Cinema di Roma 2023, nella sezione Freestyle, il debutto dietro la macchina da presa di Filippo Barbagallo offre al neo regista l’occasione di ricambiare il ‘favore’ all’amico Valerio Mastandrea, che lo aveva voluto come assistente nel suo esordio ai tempi di Ride. In Troppo azzurro i due sono anche interpreti, insieme ad Alice Benvenuti, Martina Gatti, Brando Pacitto e Valeria Milillo, una esperienza della quale parliamo con il filmmaker e protagonista di questa commedia estiva romana.

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Nella quale Barbagallo è Dario, un venticinquenne che vive ancora a casa con i genitori e secondo dinamiche adolescenziali. Almeno fino a quando, in un torrido agosto capitolino inizia a frequentarsi prima con Caterina e poi con Lara, dopo averla tanto sognata. Un cambio inatteso e insperato che non potrà non avere conseguenze…

Troppo azzurro

Un debutto inseguito da tempo, con una storia di qualche anno fa…

Ho iniziato a scriverlo circa quattro anni fa, ma poi c’è stata tutta la gestazione, le varie stesure. Ci sono dentro delle paure, dei dubbi, delle cose che ci sono anche dentro di me, o che magari erano un po’ più forti quando ero più piccolo. Ovviamente, poi è un’estremizzazione, tutto è un po’ romanzato.

Tutto bene ora?

Tutto bene, ma non sono mai stato messo malissimo. Diciamo di sì, comunque, fare il film è stato un salto dal trampolino. È qualcosa con cui ti metti in gioco. E poi mi sono anche innamorato. Più o meno è arrivato tutto insieme e oggi mi sento più tranquillo. Il film non è tanto figlio di una situazione particolarmente delicata, quanto piuttosto la storia con cui potevo essere più sincero e che ho pensato potesse collegarmi meglio con le persone.

Valerio Mastandrea è molto paterno nel film, eseguiva i tuoi ordini?

Valerio si commenta da solo… Praticamente ha fatto tutto di testa sua, ma perché è una persona troppo intelligente. Ha un intuito per cui prende e va, si mette in moto e trova il suo personaggio. Non so, si accende come un cerino. Io semplicemente me la sono goduta!

In quattro anni di gestazione e stesure avevi pensato a un altro finale?

Il sotto finale è cambiato tante volte, ché il terzo atto è quello su cui ho lavorato fino all’ultimo, però l’ultimissima scena è sempre stata la stessa. È sempre finito così, con questo finale un po’ aperto.

Quanto alla piscina, qual è? Non è una piscina qualsiasi…

È la piscina del Kursaal di Ostia. In quella stessa piscina, da piccolo, al compleanno della sorellina di un mio compagno di classe una volta ho visto un bambino di quattro anni buttarsi dal trampolino, davvero!

 

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