La solitudine è questa – Il film su Pier Vittorio Tondelli alla Festa di Roma

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C’è (anche) tanta letteratura alla 18ma Festa del Cinema di Roma, e tra le figure messe a fuoco dalla kermesse troviamo anche lo scrittore Pier Vittorio Tondelli, rappresentante di primo piano del postmoderno italiano, autore di opere come Altri libertini, Rimini, Camere separate, morto nel 1991 a soli 36 anni.

«Si è fatto carta assorbente del suo tempo in presa diretta, ha abbracciato la cultura della notte e l’interdisciplinarietà tra le varie forme artistiche, cinema, musica, teatro, moda, fumetto etc, tutti elementi che hanno caratterizzato il suo linguaggio ma che hanno anche fortemente condizionato quello dei narratori nati dopo di lui»: così dice di Tondelli il regista Andrea Adriatico, che lo racconta nel film La solitudine è questa, al festival romano nella sezione Freestyle.

Scritto con Grazia Verasani e Stefano Casi, prodotto da Cinemare con Pavarotti International 23 srl col sostegno di Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Regione Emilia-Romagna attraverso Emilia-Romagna Film Commission, il lungometraggio di Adriatico (che già aveva raccontato Mario Mieli ne Gli anni amari) rivendica la sua “anomalia” sin dalla collocazione nei generi, ponendosi come “road doc movie”. Dove sette scrittori di oggi, nati in quegli anni ’80 che Tondelli ha vissuto e segnato, ricordano l’autore attraverso i suoi scritti.

Il viaggio (tema centrale nell’esperienza dell’artista rievocato) prende le mosse da Lorenzo Balducci e Tobia De Angelis, attori-intervistatori che danno corpo e voce alle parole e scene descritte da Tondelli. Da qui, in altrettanti luoghi emblematicamente “tondelliani”, incontriamo i rappresentanti della letteratura odierna: da Viola Di Grado, che durante la processione del Corpus Domini a L’Aquila racconta Altri libertini (uscito nel 1980 e sequestrato per oscenità) a Claudia Durastanti, che narra la vicenda editoriale della raccolta di articoli Un weekend postmoderno tra Firenze e Bologna, con tappa di fronte alla casa del grande (e anche lui precocemente scomparso) fumettista Andrea Pazienza, fino a Jonathan Bazzi, a Berlino per misurarsi col romanzo sulla malattia che porterà Tondelli alla morte, Camere separate (1989).

Ci sono inoltre Alcide Pierantozzi, tra Roma e Orvieto sulle tracce di un altro romanzo, Pao Pao, dove Tondelli racconta il suo servizio militare. E ancora Alessio Forgione con RiminiPaolo Di Paolo a Milano (Porta Sempione) per ricordare Dinner Party, unico testo teatrale di Tondelli, mentre Angela Bubba ci porta nel paese natio dello scrittore presente-assente, Correggio, per ripercorrere Biglietti agli amici.

La solitudine di Tondelli, secondo Adriatico, era anche «quella del viaggiatore: era un viaggiatore instancabile, amava celebrare la provincia e mitizzare l’Europa e l’America come terre di libertà e piacere. Viaggiare però non era solo conoscere altre città, altre lingue, andare a Berlino o Tunisi sulle orme di autori e artisti amati; spesso bastava una discoteca di Rimini o Riccione per osservare la gente. E così lo immaginiamo: capace di isolarsi nel rumore più assordante, prendendo mentalmente i suoi appunti e intrecciando ineludibilmente vita e scrittura».