IL DIARIO DEL DIRETTORE: “LA MIA VITA LIFT” – GIORNO 2

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È sempre in ascensore che si fanno  gli incontri migliori ed è qui che ieri dal primo al secondo piano ho incontrato la testa platinata di fresco e il fisico ignaro di palestra e diete di Lena Dunham, il genio femminile e femminista che scrive, dirige interpreta Girls e che ha dato i natali artistici a Adam Driver, coprotagonista del film di Saverio Costanzo. Un’icona che desertifica in un colpo solo tutti i tentativi delle star nostrane di essere easy e cool perché lei lo è fin dalla nascita, non ha nessun bisogno di scriverlo sulla t-shirt e non  teme di mostrarsi con le ciccette nude per raccontare disagi e amori dei trentenni senza barriere. Ok, almeno per lei ho fatto la fan. Le ho detto quanto è brava (anche per quel milione di anticipo sul libro che non ha ancora scritto) e lei mi  ha chiesto (giuro!) cosa avevo visto di bello. Per me, le ho detto, il capolavoro, finora, è The Look of Silence di Joshua Oppenheimer, perché evoca le torture per voce dei torturatori  tutt’ora al potere in Indonesia eppure non mostra, non martella le dita a vista come Kim Ki-duk: lascia che l’insensata crudeltà sia mimata da anziani clown drogati e impazziti , è un documentario eppure una finzione. E soprattutto non tralascia la bellezza di quell’anziana madre affogata dal dolore, ma sempre viva a ricordare sotto l’albero di tamarindo il  figlio trucidato nel 1965 dagli squadroni della morte, mentre intorno rutila una soffocante  bellezza piena di colori, animali e piante esotiche così forte e accesa che le parole dei boia diventano ghigno. Oppenheimer è uno dei miei miti dopo The Act of Killing: ieri me lo volevano presentare per un caffè, purtroppo avevo appena perso il badge, versavo in stato d’isteria e ho declinato anche un po’ scortese. Perché qui al Lido la vita è bella , ma se perdi l’ascensore e il badge diventa subito loca.

Piera Detassis