Premio Solinas 2023, tutti i documentari finalisti

I registi e le trame dei film candidati al Premio Solinas Documentario per il Cinema 2023

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Chiadma di Federico Francioni e Gael De Fournas
Latifa, quarant’anni, lavora come governante in una Villa per turisti nella periferia di Essaouira, in Marocco. La perdita recente del padre Abdelaziz, morto tra le sue braccia, le ha lasciato una ferita inguaribile, rendendo ancora più forte e necessario il suo legame con la campagna di Chiadma, dov’è cresciuta. È qui che Latifa sogna di poter trasformare la casa di famiglia in un luogo di accoglienza, rendendosi indipendente e vivendo del proprio lavoro: più forte e necessario il suo legame con la campagna di Chiadma, dov’è cresciuta. È qui che Latifa sogna di poter trasformare la casa di famiglia in un luogo di accoglienza, rendendosi indipendente e vivendo del proprio lavoro: Dar L Walid La casa del Padre Per farlo, è sostenuta da due forze che agiscono l’una contro l’altra e l’obbligano a trovare la sua via: sua madre Mbarka, garante di una certa tradizione culturale, e il suo compagno francese Patrick, pragmatico e imprenditoriale, che vorrebbe gestire il progetto a modo suo. Man mano che il

Crisalide di Sara Bianchi
In una Torino frenetica e inquinata, tre utenti di un centro diurno creano isole verdi per facilitare la riproduzione degli insetti impollinatori e, mentre si occupano delle farfalle, ci raccontano il difficile rapporto con la malattia mentale e la loro personale metamorfosi.

Il cameriere di Giulio Pettenò e Vincenzo Borsellino
Marco inizia uno stage presso il caffè Florian di Venezia, lontano dalla sua Milano, abituandosi alle regole di una prassi esigente. Il ragazzo avverte grande interesse per l’umanità che lo circonda, sente di volerla raccontare attraverso la scrittura, di cui non è ancora del tutto consapevole. Gli incontri ai quali il servizio lo conduce gli offrono possibili percorsi per trovare la sua strada. Il cameriere vuole unire il documentario con il romanzo di formazione, nel segno dello scontro con i legami famigliari; le prove da superare per arrivare alla scoperta di sé stessi.

La gabbia del Bendiddio di Maria Arcidiacono e Gioia Raparelli
Salvatore Ricciardi, classe 1940 si racconta. Un ragazzo che entra nel mondo del lavoro nel momento storico in cui l’Italia è in pieno sviluppo economico. Partecipa attivamente alle lotte operaie dentro e fuori il sindacato. Sul finire degli anni ’70, entra a far parte della colonna romana delle Brigate Rosse. Poi l’arresto e l’esperienza del carcere speciale di Trani, dove si trova di fronte a una situazione spiazzante “Le celle sono piene di ogni bendiddìo”; decide allora di riappropriarsi della propria natura sovversiva organizzando una rivolta assieme ai suoi compagni. Ma l’irruzione dei GIS, che aprono un varco sul tetto, consentirà a quel modello carcerario di fuoriuscire e di contagiare l’intera società.

La guerra dentro di Michele Aiello
Gli studenti di Balletto sono una delle più importanti comunità artistiche e culturali dell’Ucraina. Sono giovani, credono nel loro futuro e non possono smettere di ballare. L’invasione russa ha trasformato l’Ucraina e li ha messi di fronte alla possibilità che il loro grande sogno di diventare ballerini possa infrangersi. I migliori sono riusciti a farsi accettare dalle accademie più prestigiose dell’Unione Europea, che gli hanno permesso di continuare a ballare. Per questi giovani della generazione Z ucraina si tratta di un’opportunità, ma anche di un senso del dovere. Sono felici di poter ballare e continuare a fare la loro vita in piena sicurezza, ma si sentono anche dei privilegiati e sono in costante apprensione per i parenti rimasti in Ucraina, dove la guerra non sembra finire. Il film racconta tre anni di vita di 5 studenti ucraini tra Milano, Stoccarda e Bratislava: tre anni per diventare i Nuovi Europei; tre anni per diventare ballerini professionisti.

La linea d’ombra di Alberto Gemmi
La linea d’ombra è un documentario di creazione con un intento filosofico e civile al tempo stesso: quello di voler affermare, attraverso gli strumenti del cinema, l’importanza della memoria storica, intesa non solo come mantenimento, ma anche come (ri)costruzione di essa. Quattro stagioni all’interno e all’esterno di un cimitero militare situato nel Mugello, nel cuore dell’Appennino tosco- emiliano. Ogni anno un gruppo di cittadini tedeschi si reca in Italia per visitare i luoghi di sepoltura dei propri parenti caduti sul suolo italiano durante il secondo conflitto mondiale. Di fronte a loro un’architettura tra i rilievi dell’Appennino, sembra una imponente vela di una nave proiettata verso il cielo. Si tratta del più grande cimitero militare tedesco in Italia. Al suo interno sono sepolti i corpi di oltre 30.000 soldati germanici. Seguendo il ritmo delle stagioni scopriamo le attività degli altri personaggi che animano il cimitero: i cercatori di corpi, che trovano nei boschi i resti dei soldati morti sulla Linea Gotica durante il conflitto; il custode che preserva gli spazi e si occupa di catalogare i resti umani che vengono rinvenuti; la performance di una compagnia teatrale bolognese sul ruolo della memoria. Una voce femminile emerge come un racconto. Questa voce scandisce in italiano il battito delle immagini, attraverso le letture dei diari intimi della resistenza e di documenti storici. Alcune immagini di repertorio riemergono alla luce. Archivi pubblici e privati si intrecciano tra di loro, dialogando con le storie dei nostri personaggi. Ognuno di questi personaggi agisce con diverse motivazioni ma con lo scopo comune di salvare la memoria dall’oblio e riflettere sulle responsabilità dei popoli.

La rotta della desolazione di Roberto Mondin, Ettore Camerlenghi e Davide Marconcini
Le isole francesi Kerguelen, soggetto del documentario La rotta della desolazione, sono uno dei luoghi più remoti del pianeta. Qui una comunità di ricercatori studia il fragile ecosistema subantartico, mentre navi da crociera offrono ai turisti la possibilità di essere testimoni del declino di una delle ultime aree incontaminate della terra. Le Isole della Disperazione, ribattezzate così da James Cook, rappresentano una lente con cui raccontare l’impatto globale dell’uomo nell’epoca dell’antropocene.

Lunàdiga di Francesca Trovato ed Elisa Chiari
In un piccolo paese dell’entroterra sardo, l’estate segna il ritorno di Claudia nella sua terra natia, portandola a fare i conti con le dinamiche di una comunità provinciale a cui non sente più di appartenere e con il peso della famiglia, preoccupata che la figlia possa essere colpita dal malocchio a causa della sua omosessualità. Del resto, lei è quella che in sardo chiamerebbero una lunàdiga: espatriata, sola e ancora senza figli a 34 anni. Claudia non crede a tutto questo ma, nel caldo afoso di quell’agosto, comincia a pensare di esserne, di fatti, realmente vittima.

Marco Cavallo di Elena Magnani, Aurelio Gianluca Russo, Lisa Marchiani e Maria Elena Franceschini
Lo sfratto di un grande cavallo azzurro di cartapesta, simbolo della liberazione dei manicomi italiani, fa rimettere in discussione il concetto di confine nel presente, attraversando di nuovo l’Italia e le sue contraddizioni, come aveva fatto negli anni Settanta. Nell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni a Trieste, oggi diventato un parco pubblico e un laboratorio culturale, psichiatri, ex pazienti, artisti, teatranti e speaker radiofonici raccontano la storia di Marco Cavallo e della rivoluzione culturale di Basaglia, muovendosi sulla soglia che separa la norma e la follia e aprendo uno spazio di riflessione su cosa ci separa oggi dall’utopia degli anni Settanta.

Ossessione balneare di Gaetano Crivaro e Margherita Pisano
Nella linea che divide ed unisce mare e terra si incontrano due mondi: la terra vista dal mare è un dolce miraggio, un eden immaginato; la terra vista da terra è arida e rocciosa, luogo di lavoro e sopravvivenza. Siamo nella costa nord orientale della Sardegna: qui si dice che i pastori hanno “venduto” le loro terre a dei ricchi signori venuti dal futuro. All’insegna del mito, una favola turistica, cambierà le sorti di un lembo di terra fino ad allora “sconosciuto”. Selvaggia Ossessione è un film di montaggio che attraverso 60 anni di racconti di una delle operazioni di sviluppo turistico più emblematiche del Mediterraneo, esplora, smonta e rimonta i dispositivi capaci di allestire mondi e costruire sguardi, al punto da sovrapporre al reale le immagini.

Puentes di Diego Scano
Tre storie, una città di confine. Come degli equilibristi, i nostri personaggi percorrono incerti la linea della frontiera tra Colombia e Venezuela, dondolando freneticamente ogni giorno da uno Stato all’altro per sopravvivere.

Siamo l’ultima generazione di Martina Scalini e Lorenzo Bertolesi
Tre attiviste non riescono più a vivere una quotidianità normale sapendo che restano pochi anni per affrontare la crisi ecoclimatica. Per questo si sono unite al movimento di disobbedienza civile nonviolenta Ultima generazione. Hanno rinunciato alla vita che facevano e sono disposte a rinunciare a un bene ancora più prezioso: la libertà. Per molti sono “quelle che imbrattano le opere d’arte e bloccano le strade”, ma per me sono molto di più: sono le mie amiche. Io le seguo come se stessi guardando un pezzo di storia che accade sotto i miei occhi.