Sanctuary, la recensione del gioco di ruolo con Margaret Qualley

Il film del newyorkese Zachary Wigon tra le Visioni per il mondo di Domani

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Margaret Qualley Sanctuary

E’ in ottima compagnia nella sezione Progressive Cinema – Visioni per il mondo di Domani della Festa del Cinema di Roma 2022, insieme al nostro La cura, El caso Padilla e il più annunciato Causeaway, ma nel concorso internazionale composto da 16 titoli senza distinzione tra film di finzione, documentari e animazione, il Sanctuary del newyorkese Zachary Wigon (in sala prossimamente con I Wonder Pictures) spicca per una particolare tensione che il regista alla quale il regista ha voluto dare la priorità in questo suo secondo lungometraggio dopo il The Heart Machine del 2014.

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IL FATTO: Una dominatrice (la candidata all’Emmy Award per Maid Margaret Qualley, che vedremo prossimamente nel film di Ethan Coen e come Ginger Rogers al fianco di ‘Fred’ Jamie Bell) e il suo facoltoso cliente (Christopher Abbott) si impegnano in uno scontro che si sviluppa su più livelli e li coinvolge sempre più in profondità e oltre i limiti che avevano pensato di porsi. Una guerra dei sessi, ma non solo, all’interno di una suite di un hotel di lusso nella quale lui aveva deciso di mettere fine alla loro strana relazione, non è ben chiaro se personale o professionale. Nel corso di una notte emotivamente carica, l’equilibrio tra loro continua a spostarsi e non è chiaro chi dei due abbia effettivamente il potere o sappia prendere il sopravvento. Siamo davanti a una disperata improvvisazione o fa tutto parte di un gioco elaborato?

Margaret Qualley Sanctuary

L’OPINIONE: Come nei tanti titoli che lo hanno preceduto – alcuni dei quali citiamo di seguito – il fascino che esercita una tenzone intellettuale, soprattutto se tra un uomo e una donna, è qualcosa che facilmente coinvolge e trattiene, che ci si identifichi o si finisca per prendere le parti di questa o quella posizione o tesi. Qualcosa che non può che augurarsi il regista Zachary Wigon, che in questo caso può contare sul non tanto sottile né discreto fascino del mondo del Role Playing e dei rapporti tra ‘slave‘ e ‘dominatrici‘, ruoli che nel caso dei due protagonisti non sono ben definiti. Almeno nelle intenzioni del film, che a lungo riesce a giocare con lo spettatore, sfidando e mettendo in crisi in continuazione le sue certezze, regalando una instabilità che dall’intrigante e ritmata intervista iniziale promette molto. Senza mantenere tutto, purtroppo. Ché se è affascinante il continuo cambio di scena, di campo o di abito, e ancor più il sentirsi conquistati più dai trick mentali dei due contendenti che dai loro eccessi, sessuali e non, con una pièce nella quale la parola è tanto importante – dalla sceneggiatura alla scena – pesano come macigni alcune incongruenze narrative o fragilità personali poco comprensibili, o che fanno venire meno i presupposti del gioco. Del quale si apprezza comunque l’aspetto visivo – da alcuni divertissement registici relativi ai movimenti della macchina da presa, alla scelta di giocare con ruoli e stereotipi sessuali (non può essere casuale il manspreading di Rebecca in pieno delirio di potenza) – nonostante una generica sensazione di eccesso di verbosità che potrebbe aver confuso loro stessi e appesantito il risultato finale.

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SE VI È PIACIUTO GUARDATE ANCHE… Ma soprattutto se non vi è piaciuto, non perdete l’Interview del 2007, diretto da Steve Buscemi, remake dell’omonimo film olandese del 2003 dell’assassinato Theo van Gogh. E se amate le tensioni nelle coppie, raccontate senza possibilità di fuga e con un discreto tasso di qualità filmica, talento attoriale e aggressività cerebrale, recuperate il Carnage di Roman Polański, basato sull’opera teatrale Il dio del massacro e interpretato dal poker d’assi composto da Jodie Foster, John C. Reilly, Kate Winslet e Christoph Waltz. E se volete seguire il percorso del regista, Chi ha paura di Virginia Woolf?

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO
sanctuary-la-recensione-del-gioco-di-ruolo-con-margaret-qualleyId., Usa 2022. Regia: Zachary Wigon. Con: Christopher Abbott e Margaret Qualley. Durata: 1h 36’. Distribuzione: I Wonder Pictures