È andata in onda ieri sera su Sky Atlantic la prima puntata del crime Fargo, serie televisiva ispirata all’omonimo capolavoro del ’96 diretto dai Fratelli Coen
Nel sottoscala di Lester, tra attrezzi e una lavatrice che non vuol sapere di funzionare, campeggia un poster con un’emblematica scritta: ”E se tu avessi ragione e loro torto?”. Frase più adatta non poteva esserci, perché Lester non ha mai ragione: ha una vita professionale deludente, una moglie che lo critica sempre e un bullo ormai adulto che continua a perseguitarlo per le innevate strade di Bemidji, un buco di città del Minnesota. D’un tratto, però, la vita di Lester cambia: dopo un ”incidente” proprio con il bullo Sam, incontra casualmente, al pronto soccorso, uno strano individuo, Lorne Malvo. Lorne, dopo aver ascoltato il racconto di Lester, si propone di uccidere Sam chiedendo a Lester un sì o un no prima agire. Lester non rifiuta ed ecco che la situazione impenna irrimediabilmente, dando vita alla serie antologica Fargo, ispirata all’omonimo capolavoro dei Fratelli Coen e andata in onda, ieri sera in prima TV italiana, sul canale satellitare Sky Atlantic.
Il pilot di Fargo, diretto da Adam Bernstein, ha come produttori esecutivi gli stessi Coen, mentre la sceneggiatura è curata dallo showrunner Noah Hawley, il tutto supervisionato dalla FX e dalla Metro-Goldwyn-Mayer, che detiene i diritti del film uscito nel 1996. La serie, oltre ad avere un’estetica glaciale e magnetica, si avvale di un cast di prim’ordine: Martin Freeman, diabolicamente sfaccettato, nel ruolo di Lester; poi c’è uno spietato Billy Bob Thornton nei panni del serial killer Lorne e Allison Tolman, giovane attrice semi-sconosciuta, nella parte della poliziotta Molly Solverson. Ad arricchire il prodotto, che assottiglia ancora di più le differenze tra cinema e televisione, c’è una narrazione che, come una miccia, brucia attimo dopo attimo fino all’esplosione finale fatta di una violenza dettagliata e minuziosa, che avvolge – e per certi versi scalda – il freddo di uno sperduto angolo a stelle e strisce, in cui il sogno americano non esiste e i draghi regnano ancora sovrani.
Poi ci sono le scelte compiute, perché Fargo, oltre ad essere un bellissimo e armonico crime, scava nel profondo dell’anima di un protagonista schiavo della vita che finisce per indossare (suo malgrado?) i panni della bestia, trovandosi proprio sulla strada di un drago che prima lo inghiotte e poi lo risputa, guardandolo dritto negli occhi e ricordandogli che la natura umana non ha assolutamente nulla di buono. E Fargo, come se non bastasse, sottolinea che i personaggi cattivi – il Lorne di Billy Bob Thornton lo è, e molto – stanno riscrivendo le regole, prendendosi tutta la scena e rubando, letteralmente, l’aria ai barlumi di bontà che restano immobili, a metà tra la luce e l’oscurità. La prima puntata è già un capolavoro, adesso ne restano soltanto nove.
Damiano Panattoni