GAEL GARCIA BERNAL, ZORRO DEL FUTURO

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L’eroe mascherato di nero rispolvera spada e mantello ma in versione futuristica con il volto di Gael García Bernal. Z, la firma di Zorro rimane sempre la stessa, ma cambia il regista. Dal prossimo autunno inizieranno le riprese nei Pinewood Studios inglesi e nella Repubblica Dominicana sotto la guida di Jonas Cuaròn, figlio del premio Oscar Alfonso Cuaròn e suo cosceneggiatore in Gravity. Il progetto Zorro Reborn prevedeva il nome dell’attore messicano appena annunciato già dieci anni fa quando il film, in programma alla Fox, avrebbe dovuto essere diretto da Bryan Singer prima e da Ricardo de Montreuil poi. L’idea ispiratrice è far tornare in vita il nobile mascherato che vendica i torti inflitti ai più poveri nella California colonizzata dagli spagnoli del 1800, ma ambientando la storia in un prossimo futuro.

OSPITE D’ONORE AL BIOGRAFILM Il regista e l’attore protagonista, entrambi messicani, non condividono solo le origini, ma hanno già alle spalle un lavoro insieme: Desierto (2015) sugli immigrati clandestini al confine con gli Stati Uniti. Dall’infernale deserto di Sonora alla California di Zorro, Gael Garcia Bernal non abbandona mai la sua terra, che ora approda anche al Biografilm di Bologna (10-20 giugno), dove l’attore è atteso per raccontare il suo Sudamerica tra cinema e realtà. Il festival del cinema biografico di Bologna, infatti, dedicherà quest’anno un focus speciale ad “Ambulante – Gira de documentales”, uno dei festival di cinema documentario più importanti al mondo e di cui Bernal è co-fondatore.

DIARI DAL SUDAMERICA Dal Messico è partita la sua carriera con Y tu mamá también (2001) di Alfonso Cuaròn, il film che ha fatto conoscere Gabriel Garcia Bernal al pubblico italiano come il diciassettenne alla ricerca di un’identità attraverso canne, sesso facile e sogni di gioventù. E al suo Sudamerica ritorna sempre. Due volte Che Guevara, prima nel televisivo Fidel (2002) di David Attwood e poi nel film di Walter Salles, I diari della motocicletta (2004). Angel/Juan/Zahara alla scoperta dell’omosessualità per Pedro Almodóvar nel giallo erotico di La mala educación, ma anche novello Edipo in The King (2005) di James Marsh. Da Almodóvar a Hollywood, Bernal non rinuncia alle commedie americane come Letters to Juliet e Il mio angolo di Paradiso. A volte indugia nel surreale, come in L’arte del sogno di Michel Gondry per sprofondare poi nel disperato affresco del dolore umano, Babel, di Alejandro González Iñárritu che aveva già conosciuto per Amores perros (2000).

ASPETTANDO CANNES Il Sudamerica è dunque l’Itaca di Berna, che per Pablo Larraín si immerge nella storia di Pablo Neruda. Nelle vesti del commissario Peluchonneau, l’attore guida la polizia alla ricerca del poeta cileno in fuga dopo il mandato d’arresto del presidente del Cile. Per omaggiare l’America Latina, Neruda scrisse il Canto General, una raccolta di 231 poesie, Bernal invece nel corso di questi anni sta scrivendo la storia della sua carriera.