GLI INEDITI: “WISH I WAS HERE”, TUTTO IL CORAGGIO DI ZACH BRAFF

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Wish I Was HerePensate, su internet, l’estate dello scorso anno, fu lanciata addirittura una petizione: ”Vogliamo Wish I Was Here in Italia”. Ma, nonostante il furor di popolo, l’ultima pellicola diretta, scritta e interpretata da Zach Braff in Italia non è arrivata e, scanso colpi di genio di qualche distribuzione, probabilmente non arriverà mai. È invece finita in quella landa sconfinata dove si perdono tutti quei titoli che non trovano ”smercio” nel nostro Paese. Il posto in questione, come per Wish I Was Here, è Amazon nel quale, ovviamente in lingua originale (in rarissimi casi sottotitolati in italiano), sono reperibili gli home-video dei film dispersi (ma attenzione alla regione del Dvd o del Blu-ray che acquistate, non tutte sono riproducibili sui lettori italiani!). Però resta un peccato non vederli al cinema, soprattutto quando parliamo di pellicole come quella di Braff, prodotte e scritte con i sentimenti, la passione, il disinteresse per la perfezione, ma con l’obbiettivo di raccontare una storia, tragica o felice, che assomigli in tutto e per tutto ai nostri sogni e alle nostre paure.

Wish I Was HerePer l’appunto, l’amato Zach in Wish I Was Here dirige la vicenda di Aidan Bloom (Braff) che, da bambino, immaginava di essere un guerriero spaziale. Crescendo, Aidan, si è inevitabilmente scontrato con la realtà: un fratello (Josh Gad) incompreso che vive in una roulotte, il sogno di diventare un attore sempre più impossibile e il padre, Gabe (Mandy Patinkin), consumato dal cancro, che non può più pagare la retta scolastica nella rinomata scuola ebraica ai suoi nipoti, Tucker e Grace (Pierce Gagnon e Joey King). In più, come se non bastasse, sua moglie Sarah (Kate Hudson) è importunata da un invadente collega d’ufficio. Ma Aidan, positivo qual è, non si fa abbattere e, tra una lezione casalinga ai figli e un giro (di prova) in Aston Martin, tenta in tutti i modi di ricomporre la sua sfilacciata (e sfaccettata) famiglia. Prima che sia troppo tardi.

Wish I Was HereGuardando Wish I Was Here si piange e si ride, si gioisce e si resta in silenzio, con le vene strette da un ricircolo di emozioni. Perché il film di Braff – per produrlo ha racimolato fondi via crowdfunding su Kickstarter – è un colpo di purissima e tangibile immaginazione. E l’immaginazione stessa diventa non solo la chiave narrativa, ma anche il personaggio principale, lo scudo con il quale ci si protegge dai dubbi, dai problemi, dalle paure. Ecco quindi, che nel film entra in gioco anche il coraggio, afferrato a due mani nel momento in cui tutto appare più chiaro ma anche più drammatico, catartico, intimo. E poi il cast, anch’esso empatico e caldo: infatti, l’ex indimenticabile J.D. di Scrubs, oltre Kate Hudson, Josh Gad e Mandy Patinkin, chiama per il film – per due piccole ma gustose parti – pure Donald Faison e Jim Parsons, suoi grandi amici.

Wish I Was HereBraff, che con Wish i Was Here si è rimesso dietro la macchina da presa dieci anni dopo lo splendido La mia vita a Garden State, riprende dunque tutto il suo background artistico per espletarlo nella pellicola che, attraverso una grandissima colonna sonora (da Bob Dylan a Hozier, da Gary Jules a Badly Drawn Boy, fino alla title track Wish I Was Here eseguita da Cat Power e dai Coldplay), fa sognare (ed inseguire) ad occhi aperti una vaga idea di cosa possa essere la felicità: una parrucca colorata, una poesia, un tramonto che inghiotte Los Angels, un gelato al cioccolato. Perché, dicevamo, la semplicità e l’immaginazione, fanno di Wish I Was Here un film godibile da tutti. Senza artifici e con il cuore in mano, Braff racconta degli eroi di tutti i giorni, di chi lotta contro i mulini a vento, correndo sempre più veloce per tenere a sé i fili di un’esistenza tanto bella quanto fragile.

PERCHÉ VEDERLO

Perché Zach Braff, nei suoi film e nei suoi personaggi, tra sorrisi e lacrime, mette in perfetta armonia il cuore e la mente.

Damiano Panattoni