IL GENIO DI STANLIO: 50 ANNI SENZA STAN LAUREL

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stan-laurel-and-oliver-hardy-618354836Sono esattamente 50 anni il 23 febbraio che Arthur Stanley Jefferson, meglio conosciuto col nome d’arte di Stan Laurel ci ha lasciati (1890-1965, aveva quasi 75 anni). Eppure è dal 1927 che Stanlio e Ollio (ma chiamiamoli come nel resto del mondo: Laurel & Hardy) continuano a farci ridere di cuore e di gusto. A quasi novant’anni dalla nascita della ditta, sono ancora amati e seguiti, appuntamento costantemente imprescindibile della televisione (fondamentale per la loro deificazione), in bianco e nero o colorizzata che sia – in realtà la coppia ha girato solo due film a colori, un corto di propaganda bellica e un musical The Rogue Song ora perduto – muti o parlanti, magari doppiati con le voci italiane a storpiare la dizione e ad aggiungere un innegabile sovrappiù di irresistibile comicità.

The_Flying_Deuces_(1939)_1È più che straordinario. Non ci facciamo mai caso, ma Laurel & Hardy sono tra le figure più longeve della storia del cinema (con Topolino e Chaplin), forse proprio perché non sono percepiti come attori, piuttosto come personaggi del nostro immaginario di massa, anzi no: come degli amici che ci tengono compagnia sin dalla nostra infanzia. Invece ribadiamolo: erano/sono dei commedianti magnifici, anzi Laurel quasi “di più”: lo “stupìdo” era anche uno sceneggiatore, regista (o regista dei suoi registi), produttore, studioso del montaggio, un perfezionista di una nuova arte cinematografica che andava cercando e trovando il suo linguaggio (più tardi, “in pensione”, diede una mano anche a Jerry Lewis) e che, con incredibile tempismo, seppe accompagnare dal muto più avventuroso sino al trionfo del sonoro, dai tardi ’10 all’alba dei ’50. Indaffaratissimo a sfondare al cinematografo, arrivato dall’Inghilterra alla corte della compagnia di spettacolo di Fred Karno assieme a Charlie Chaplin, Stan Laurel tra le tante recite e corti incrociò per sbaglio il futuro sodale Oliver Hardy (1892-1957) nel 1917 in una comica western intitolata Lucky Dog, in cui Ollio agiva mascherato da assai poco spaventevole bandito con tanto di mustacchi e cappellaccio. Dal 1927 lavorarono insieme, prima in ruoli distinti, poi a coppia sempre più fissa, in sterminati corti e poi dal 1931, ovvero da Muraglie, protagonisti di lungometraggi (ben 24), tra cui i memorabili Il compagno B (1932), Fra Diavolo (1933), I figli del deserto (per me il loro capolavoro, ricordate Honolulu baby? 1934), Noi siamo zingarelli (1936), Noi siamo le colonne (1940), sino al malinconicamente brutto Atollo K (coproduzione europea, tra cui anche l’Italia) del 1951.

Stan LaurelQual era il segreto della loro longevità su schermo? Prima di tutto la tacita e indiscussa divisione di ruoli. Laurel era un perfezionista che quando non si dedicava al lavoro (praticamente sempre e gli Academy Award se lo ricordarono quando gli assegnarono l’Oscar alla carriera nel 1961) si dilettava con il gentil sesso, 5 matrimoni per altrettanti divorzi («le sposavo tutte »). Hardy, detto Babe, era esclusivamente un “animale da palcoscenico”, si impossessava dell’inquadratura grazie anche alla sua presenza massiccia ma insospettabilmente agile e a lui si devono le invenzioni di alcune gag comiche straordinarie come il guardare con espressione disperata verso la cinepresa (il camera-look e spesso Laurel sadicamente obbligava il regista a far ripetere la scena finché Ollio, esasperato perché doveva andare a giocare all’amato golf, non ne usciva con l’espressione “giusta”) o il giocherellare con la cravatta a manifestare imbarazzo (il Tie-Twiddle), per non parlare del Double-Take, ovvero la reazione ritardata a un dato avvenimento. Hardy sperimentò le prime due gag -come scrive Marco Giusti nella sua fondamentale biografia per Il Castoro – in Why Girls Love Sailors nel 1927 e divennero un suo speciale marchio di fabbrica.

Ma fuori da lavoro e dall’amicizia tra colleghi («Non ho mai avuto delle discussioni con Babe, mai » ricordava Stan), le loro erano due vite assolutamente separate; il posato e gioviale massone from Georgia Oliver Norvell Hardy preferiva il relax, lo sport e anche lui il gentil sesso, viste le tre mogli in curriculum. Eppure insieme formavano qualcosa di unico («due cervelli con una sola idea », chiosavano i critici esilarati), erano complementari: il magro, infantile, mattocchio Stanlio e il cerimonioso, pasticcione, apparentemente più maturo Ollio. Due fuoriclasse senza spalla (se c’era era piuttosto il buffo scozzese James Finlayson) e questa è la grande differenza con la maggior parte delle coppie comiche dello schermo, a partire da Gianni & Pinotto o Jerry Lewis & Dean Martin, persino Totò con Peppino. Non c’era divisione tra il buffo/comico/clown e chi porgeva le battute, la spalla. Loro avevano ottenuto un amalgama fifty-fifty di tempi comedy del tutto speciale, sicuramente con grande lavoro di preparazione – osservate la magia quasi di certe loro lunghe sequenze a due, così naturali nella loro geniale idiozia – che li ha proiettati direttamente nell’Olimpo degli dei dell’immaginario collettivo, dove ci piace immaginarceli ancora lì a fare disastri, sodali come «due piselli in un baccello! ».

Massimo Lastrucci