NOIR IN FESTIVAL, “BRAND NEW-U”: TRA THRILLER E FANTASCIENZA

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Il regista britannico Simon Pummell porta al Noir in Festival una riflessione sull’alienazione dell’uomo moderno, con un film a cavallo tra realtà distopica e giallo paranoico anni Sessanta

Brand New-2Primo lungometraggio per Simon Pummell, regista d’animazione per la tv inglese che si è fatto notare con il documentario Bodysong, premiato ai BAFTA e primo film per cui Jonny Greenwood, chitarrista dei Radiohead, ha composto la colonna sonora. Con Brand New-U, in concorso al Noir in Festival, Pummell esplora temi quali identità, alienazione e sete di miglioramento, entrando in un genere a cavallo tra fantascienza e thriller. Sin dall’inizio quello del regista britannico è un chiaro omaggio ai classici gialli paranoici anni Sessanta e Settanta, aggiornati alla nostra epoca, con l’inserimento di tecnologie che modificano radicalmente la percezione del reale: «Il film tenta di trasmettere quel senso di dissociazione tipico della nostra realtà odierna, e di descrivere come gestiamo le molteplici personalità che creiamo e raccontiamo in una realtà sempre più mediata, connessa e alienante », ha dichiarato infatti Pummell.

Brand New-ULa storia raccontata è quella di Slater, la cui esistenza cambia completamente durante la notte del suo compleanno. La fidanzata Nadia viene rapita da una sinistra organizzazione, la Brand New-U, che ha lo scopo di far ottenere ai suoi clienti un livello superiore di vita, creando degli “identici” e ricollocandoli nella loro Brand New Life. Slater, suo malgrado, inizia quindi un percorso che lo porta ad affrontare una serie di esistenze parallele alla ricerca del suo grande amore perduto. Una sorta di Grande Fratello orwelliano controlla che tutto proceda per il meglio e che i replicanti agiscano secondo regole ben precise.

Brand New-ULocation futuristiche e ambienti asettici sottolineano la spersonalizzazione dei personaggi, confusi quanto il pubblico su quello che accade. Il tema chiave dell’uomo dalle mille personalità, alla costante ricerca di un futuro diverso, migliore, specchio delle sue esigenze più profonde, passa però quasi in secondo piano. La sceneggiatura, scritta dallo stesso Pummell, non regge la tensione narrativa. Ci sono momenti di humor nero e scene di forte impatto emotivo, ma l’ansia e l’irrequietezza che l’opera dovrebbe suscitare non si percepiscono se non sporadicamente. Un film dalle forti potenzialità, capace di entrare nel thriller da una porta secondaria, a riprova del fatto che i canoni del genere non sono più rigidi come un tempo, che purtroppo si ferma in superficie.

Rudy Ciligot