PETER GREENAWAY, IL REGISTA PITTORE IN MOSTRA A GENOVA

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Peter Greenaway

Prima ancora di scegliere la macchina da presa Peter Greenaway ha dato libero corso alla sua creatività su fogli di carta, tele e tavole. Oggi due mostre ai Musei di Nervi (Genova) ripercorrono la carriera artistica del pittore, regista e sceneggiatore gallese attraverso i dipinti da lui realizzati fin dai primi anni Sessanta. La prima delle due mostre s’inaugura il 9 giugno, alle 18, alla Galleria d’Arte Moderna di Genova alla presenza dello stesso autore, che il giorno seguente, venerdì 10 giugno alle ore 21, a Palazzo Ducale leggerà al pubblico le sue Short-stories inedite in Italia. In occasione dell’inaugurazione il quintetto italiano Architorti, compositori di riferimento per i film di Greenaway e suoi collaboratori da dieci anni, renderanno omaggio al regista con un concerto contemporaneamente alla proiezione del corto sperimentale The European Shower Bath (2004). La seconda mostra, invece, si terrà alle Raccolte Frugone, dal 18 giugno per dare il via all’ultima serata di eventi del Festival Internazionale della Poesia, la rassegna di cinema e poesia che quest’anno ha scelto la figura del regista e artista di Newport. 

Datate tra il 1995 e il 2015, sono quasi cento le opere di Peter Greenaway nelle esposizioni curate da Maria Flora Giubilei. Dipinti, disegni, inchiostri su carta, sono i disegni con cui Peter Greenaway ha voluto rendere omaggio a Sergei Eisenstein, riflettendo sulla suggestione che l’arte azteca ebbe sul maestro russo. Eisenstein era già stato fonte di ispirazione per Greenaway per il suo Eisenstein in Messico, il film biografico sul regista de La corazzata Potëmkin, che visitò il Paese sudamericano nel 1931 per girarvi Que viva Mexico. Fortemente suggestionato dal patrimonio messicano precolombiano il regista russo realizzò a riprova molti disegni, spesso erotici, di cui ritroviamo traccia nelle esposizioni di Genova. 

«Il cinema è troppo importante per lasciarlo fare ai narratori di storie», disse Peter Greenaway, che decise di diventare regista guardando Il settimo sigillo di Ingmar Bergman, iniziò a scrivere romanzi ispirandosi a Borges e a Italo Calvino, ma il suo interesse primario rimase sempre l’arte figurativa, e la pittura in particolare. «Penso che nessun giovane cineasta agli inizi dovrebbe avere il permesso di usare una macchina da presa o una videocamera senza avere prima frequentato tre anni di una scuola d’arte». Peter Greenaway realizza a modo suo quella che Wagner definiva totalità dell’arte.