CIAK IN MOSTRA: IL FUTURO DEL FESTIVAL? PASSA ANCHE DAGLI EVENTI. COME QUELLO DI VASCO
DI PEDRO ARMOCIDA
Una Mostra che si mostri, che giochi con il suo pubblico, che metta in relazione tra loro film e registi. Sembra la scoperta dell’acqua calda, invece è la strada possibile per far siÌ che il festival di Venezia rimanga un appuntamento fondamentale anche per tutta la fascia di giovani appassionati di cinema, per capirci quelli con l’accredito verde di cui non si parla piuÌ tanto, ma che chi frequenta il festival ormai da decenni ha visto calare. Il presidente della Biennale Baratta ha fatto un grandissimo lavoro in questi ultimi anni, risistemando le sale e creandone altre, magicamente, dal nulla, ma ora la sfida è far siÌ che siano sempre piene come quando il minor numero di posti generale non garantiva a molti l’accesso in sala. Magari è possibile tornare a giocare con il pubblico, come già faceva – riprendendo una bella tradizione della Mostra – lo stesso direttore Barbera nel suo primo mandato a cavallo della fine degli anni Novanta, con proiezioni speciali a mezzanotte – peraltro previste nel regolamento del festival – non solo quando ci scappa il morto, come è successo per Nightmare di Wes Craven (a questo proposito – piccola digressione – ognuno ha il suo film di mezzanotte del cuore, per me è Fantasmi da Marte di John Carpenter, 2001). Magari si potrà ampliare e rendere ancora piuÌ appetibile la nuova iniziativa partita quest’anno un po’ in sordina de Il Cinema nel Giardino che ha dovuto anche spostare la sede, domani in Sala Darsena, per il tutto esaurito con Vasco Rossi – il vero evento di questa Mostra? – che presenterà la proiezione de Il decalogo di Vasco. Magari Baratta riuscirà finalmente a coprire il buco davanti al CasinoÌ con un’arena aperta a tutti che, se pensata bene, potrebbe anche consentire una maggiore relazione tra i film e gli autori presenti nelle altre sezioni. Insomma una Mostra oltre il giardino.