VENEZIA 72: LEONE D’ORO ALLA CARRIERA A BERTRAND TAVERNIER!

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Logo Ciak In MostraCIAK IN MOSTRA: LEONE D’ORO ALLA CARRIERA A BERTRAND TAVERNIER, CINEFILO, CRITICO E STRAORDINARIO REGISTA!

 

Bertrand TavernierChe bello il Leone d’Oro alla carriera a Betrand Tavernier! Tra gente che parla di morte del grande schermo, trionfo dell’estetica dei serial tv, formato digitale, internet e nuovi linguaggi, il riconoscimento con ribalta a un autore che è stato prima cinefilo (fondatore di cine club specializzati in film americani di serie B e stiamo parlando dei primi anni Sessanta) e critico, riconcilia con l’idea portante del cinema classico, con i piedi nel passato e lo sguardo sempre aperto nel futuro. Perché il settantaquattrenne lionese (la stessa città dei Lumière, un destino segnato quindi il suo) ha accompagnato con 34 titoli la storia del cinema non solo francese dagli anni Settanta a oggi. Le enciclopedie specializzate lo ricordano soprattutto con la sua carriera e i suoi film, tra cui rammentiamo – spulciando con mano avara – L’orologiaio di Saint Paul (1974), Colpo di spugna (1981), Una domenica in campagna (premio per la regia a Cannes 1984), Round Midnight (premio Pasinetti a Venezia 1986), La vita e nient’altro (1989), L’esca (Orso d’oro a Berlino 1995); quello che le sue biografie non possono riportare è invece la generosità e l’entusiasmo con cui si è sempre messo a disposizione per aiutare progetti, studenti, colleghi, chi ne avesse avuto bisogno insomma, prodigo di consigli e atti concreti. Un cineasta totale, capace di adorare con la stessa passione John Ford e Riccardo Freda, l’Hollywood dei tempi che furono e il cinema europeo più barricadiero e impegnato. Maestro è un termine spesso abusato sino allo sproposito (ricordate Flaiano quando diceva che il terzo stadio dello scrittore, dopo promettente talento e solito stronzo, era venerato maestro?), ma nel suo caso, per il suo essere coerente uomo di cinema a 360 gradi, è il titolo che gli spetta di diritto.

Massimo Lastrucci