Animal House, o come Bluto & Co. cambiarono la commedia

Ripercorriamo, a quarant’anni dalla scomparsa di John Belushi, la storia del suo primo, indimenticabile successo da protagonista cinematografico: che ha lanciato una nuova leva di talenti

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«Quando il gioco si fa duro… i duri cominciano a giocare», parola di John “Bluto” Blutarsky (John Belushi) in Animal House (National Lampoon’s Animal House, 1978), la commedia grottesca di John Landis che ha dato vita al sottogenere del college movie e che, soprattutto, ha segnato l’inizio dell’indimenticabile (ancorché troppo breve) collaborazione tra il regista e Belushi, morto quarant’anni fa, nel 1982.

Il sodalizio tra i due e Dan Aykroyd porterà nel 1980 al capolavoro The Blues Brothers: ma la «missione per conto di Dio» non ci sarebbe stata senza il folle lungometraggio del 1978, ambientato nel 1962 al Faber College e incentrato sulle gesta della confraternita Delta Tau Chi, composta dagli ultimissimi della classe (tra cui appunto Bluto), in lotta con la confraternita Omega Theta Pi, composta dai più altolocati e snob tra gli studenti. Goliardia, anarchia (in aperto contrasto con le ferree regole del college), umorismo scorretto e una girandola di situazioni e battute entrate nell’immaginario collettivo, dal monologo in cui Bluto attribuisce l’attacco di Pearl Harbour ai tedeschi al toga-party e relativo grido (sempre di Bluto/Belushi): «Toga! Toga!».

Tutto ha origine dalla rivista satirica National Lampoon, sotto la cui egida viene realizzato Animal House. Diventato nel corso degli anni Settanta un fenomeno culturale da dodici milioni di lettori, il magazine si dà alla produzione di dischi, spettacoli per radio e teatro e anche film, iniziando proprio da Animal House. Lavorano al copione Doug Kenney, Harold Ramis (futuro co-sceneggiatore e interprete di Egon nei Ghostbusters, nonché regista di commedie come Ricomincio da capo e Terapia e pallottole) e Chris Miller. Quest’ultimo, dalle sue esperienze presso il Dartmouth College (dove faceva parte di una confraternita chiamata Alfa Delta Pi), ricava il testo The Night of the Seven Fires, base per il successivo trattamento di Animal House, a cui gli autori lavorano prima di tutto condividendo aneddoti sulle rispettive vite universitarie e sulle confraternite di appartenenza.

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Nel frattempo, si unisce al progetto un altro personaggio senza il quale il cinema americano (e non solo) degli anni Ottanta non sarebbe lo stesso, Ivan Reitman: questi aveva già prodotto i primi film di David Cronenberg, Il demone sotto la pelle e Rabid- Sete di sangue, ma soprattutto produrrà e dirigerà i tre capitoli della saga dei Ghostbusters. Proprio con Animal House Reitman (che diviene co-produttore del film insieme all’editore di National Lampoon Matty Simmons) fa il suo esordio a Hollywood.

Ciò che serve a questo punto è un attore all’altezza del tono grottesco e delirante che si vuole dare alla storia: la persona giusta è John Belushi, che aveva preso parte allo spettacolo teatrale Lemmings prodotto dal National Lampoon ed era diventato popolare dal 1975 come comico del Saturday Night Live. Non è facile però piazzare il trattamento (scritto dai tre autori che fino a quel momento non avevano mai lavorato a un lungometraggio) presso gli studios hollywoodiani, e i rifiuti all’inizio sono molti. I volenterosi la spuntano con la Universal, grazie all’interessamento dei produttori esecutivi Thom Mount e Sean Daniel. Per quanto riguarda la scelta del regista, il nome dell’allora ventisettenne e semisconosciuto John Landis emerse perché la fidanzata di Sean Daniel, Katherine Wooten, aveva supervisionato la sceneggiatura del secondo lungometraggio di Landis, Ridere per ridere (1977): questa demenziale commedia underground si rivela il miglior biglietto da visita per essere scelto come regista di Animal House.

Landis interviene anche sullo script di partenza smussare alcuni eccessi satirici e rendere così più simpatici i protagonisti della confraternita Delta Tai Chi, in modo che lo spettatore parteggiasse più facilmente per loro nella lotta contro i rivali della Omega. Per quanto riguarda la composizione del cast, il film annovera diversi attori allora poco noti e destinati a futura fama, come Tom Hulce (nella parte di Larry “Pinto” Kroger, una delle due matricole respinte dalla Omega e presi invece dalla Delta), successivamente interprete di Wolfgang Amadeus Mozart nel pluripremiato Amadeus (1984).

Esordisce poi in Animal House Kevin Bacon (nel ruolo di Chip Diller), in seguito interprete in film come Sleepers, Mystic River e X-Men- L’inizio. Il regista rifiutò invece di includere tra gli interpreti il co-sceneggiatore Ramis, che aveva scritto il ruolo di Boon (andato poi a Peter Riegert) per sé, ma che secondo Landis era ormai troppo cresciuto per la parte: un episodio che non mancò, dice il regista, di far arrabbiare per un bel po’ il trentatreenne Ramis. Ma c’è anche una star, Donald Sutherland (nella parte del professor Dave Jennings), che aveva già lavorato con Landis in Ridere per ridere e fu coinvolto in Animal House per rassicurare la Universal, che voleva almeno un nome noto del cinema tra gli attori. Il mattatore del film, comunque, non può che essere Belushi: «Era instancabile», racconta Landis, «faceva avanti e indietro dal set nell’Oregon, sulla costa Ovest, agli studi televisivi di New York, sulla costa Est, in cui giravano il Saturday Night Live». Per Animal House il regista, constatato il talento dell’attore, decise di ridurre i dialoghi scritti per il personaggio di Bluto (che, nelle intenzioni di Landis, avrebbe dovuto essere un incrocio tra Harpo Marx e il pupazzo Cookie Monster di Sesame Street) e lasciare spazio alla notevole capacità di improvvisazione del comico.

Durante la celebre sequenza in cui Bluto, arrampicato su una scala, spia le ragazze che si stanno spogliando, si può trovare un esempio delle trovate escogitate sul momento da Landis e Belushi durante la lavorazione: ovvero, l’idea di far voltare indietro Belushi, ammiccando verso la macchina da presa e creando così (spiega il regista) un senso di complicità con lo spettatore. Uno degli aspetti più problematici della realizzazione di Animal House fu invece il reperimento della location, visto che diversi college, letta la sceneggiatura del film, rifiutarono di ospitarne le riprese. Alla fine Landis & Co. ce la fanno con l’Università dell’Oregon. Costato appena 3 milioni di dollari, il film (uscito nelle sale americane nel luglio 1978, in Italia ad ottobre) ne incassò quasi 150 nei soli Stati Uniti, rivelandosi uno dei maggiori successi della commedia di sempre.