Benedict Cumberbatch, “eroe” per un giorno grazie a Il potere del cane

Tra pro e contro, le abilità imparate sul set della Campion tornano utili

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Benedict Cumberbatch

Non tutti i ruoli sono uguali per un attore, è inevitabile, ma quello del cowboy Phil Burbank nello splendido film di Jane Campion presentato a Venezia 78 e poi apparso su Netflix a dicembre resterà nella memoria di Benedict Cumberbatch. E non solo. Grazie alle abilità imparate sul set di Il potere del cane, l’attore ha infatti potuto vestire i panni di “eroe” per un giorno risolvendo nel migliore dei modi una situazione che aveva pietrificato una famigliola incontrata durante le vacanze estive.

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“Ero tornato dalle riprese del film ad agosto, ed eravamo in spiaggia – ha raccontato al Graham Norton Show sulla BBC. – Per arrivarci dovevamo attraversare un campo, dove c’era una famiglia immobile, che non si muoveva, erano pietrificati a causa di una mandria di mucche e vitelli. Ho pensato, ‘Posso farlo’, e in qualche modo ho aperto un varco nel bestiame. ‘È stato incredibile’, mi hanno detto, e poi: ‘Ehi, tu non sei Sherlock?’… Ma è stata un’attività molto poco da Sherlock!”.

Forse nemmeno lui avrebbe potuto immaginare di trovare una applicazione nella vita reale della lunga preparazione fatta per l’interpretazione, che non a caso gli è valsa la nomination al Miglior attore protagonista (una delle dodici raccolte dal film, che attende con aspettative molto alte la Oscar Night del 27 marzo).

“Jane [Campion] mi aveva incoraggiato a restare nel personaggio – ha aggiunto. – Era molto sicura di tutte le cose sulle quali io non lo ero affatto e mi ha detto: ‘Fai tutto ciò che devi per impossessarti di una esperienza di vita così diversa’; così sono andato in Montana per due mesi per scoprire com’è vivere in un ranch e provare le cose che si vedono nel film. E’ stato incredibile, talmente lontano da qualsiasi cosa io avessi mai fatto”.

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Dal far nascere un vitellino al fumare come fa Phil (“dover fumare molto è davvero orribile”), o peggio. Come l’immedesimarsi nel cowboy al punto da puzzare come lui (“Volevo che le persone nella stanza sapessero che odore avevo. Ma è stato difficile… non era solo durante le prove. Ero un po’ imbarazzato”)! Anche se la cosa peggiore – stando a quanto dichiarato al THR – è stata quella di fingere di saper suonare il banjo, che ha cercato di imparare in un mese (“Phil lo ha fatto per tutta la vita, e cercare di padroneggiarlo in quattro settimane è dura”).