Cannes 2023, Catherine Deneuve protagonista del poster ufficiale

Cannes sceglie una delle sue star più amate per il manifesto ufficiale

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Per l’edizione 76, Cannes punta al bianco e nero e lo fa scegliendo per il manifesto ufficiale una delle sue star più amate, Catherine Deneuve. Un cambio netto rispetto allo scorso anno, dove sul poster ufficiale vedevamo camminare Jim Carrey sulle scale di The Truman Show, tutto a colori.

L’attrice francese è ritratta sulla spiaggia di Pampelonne, vicino a Saint-Tropez, per le riprese del film La Chamade, film del 1968 diretto da Alain Cavalier e tratto dal romanzo di Françoise Sagan. Nel film interpreta Lucile, una giovane donna che conduce una vita mondana e superficiale, all’insegna dell’agio e del lusso. Il suo cuore batte freneticamente, frettolosamente, appassionatamente. Proprio «come il cuore del cinema che il Festival di Cannes celebra ogni anno», si legge nella descrizione che ha accompagnato il manifesto. «Il suo battito vivace e incarnato si sente ovunque. Il cuore della Settima Arte – dei suoi artisti, professionisti, amatori, stampa – batte come un tamburo, al ritmo dell’urgenza che la sua natura eterna impone».

«L’attrice di Peau d’Âne è un’incarnazione del cinema, lontana da ciò che è convenzionale o appropriato. Senza compromessi e sempre in sintonia con le sue convinzioni, anche se ciò significa andare controcorrente rispetto ai tempi. È la musa di Jacques Demy, Agnès Varda, Luis Buñuel, François Truffaut, Marco Ferreri, Manoel de Oliveira, André Téchiné, Emmanuelle Bercot o Arnaud Desplechin. Le sue collaborazioni fanno parte del pantheon degli immensi registi di ieri e di oggi. Catherine è l’anello di congiunzione tra tutti loro. Da oltre 60 anni, la più grande star francese non ha mai smesso di girare, di reinventarsi, di sperimentare, di osare lavori controintuitivi o opere prime. Un’icona che non è mai stata ferma e ha mantenuto viva la sua arte. La Deneuve incarna a suo modo la ricchezza del cinema che il Festival vuole difendere: film d’autore ma anche film popolari di qualità».

«Gioiosa, audace e romantica, una giovane donna dai lunghi capelli biondi sorride, fiduciosa, al suo futuro. È una certa forma di magia quella che Catherine Deneuve incarna: pura, incandescente e talvolta trasgressiva. È questa magia indicibile che la 76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica trasmette con questo manifesto senza tempo. Per ribadire il glorioso presente del cinema e prospettare un futuro pieno di promesse. Catherine Deneuve rappresenta ciò che il cinema non dovrebbe mai smettere di essere: sfuggente, audace, irriverente. Qualcosa di evidente: una necessità».

 

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Quattro anni prima del 1968, Catherine Deneuve illuminava Gli ombrelli di Cherbourg di Jacques Demy, vincitore della Palma d’oro nel 1964. L’anno successivo, Repulsion di Roman Polanski vinse l’Orso d’argento a Berlino. Seguono Una questione di resistenza di Jean-Paul Rappeneau, Le ragazze di Rochefort di Jacques Demy e Belle de jour di Luis Buñuel.

Da quel momento in poi, il suo sarà un percorso di gloria, costellato di capolavori e di impegni che disegneranno il ritratto di una star, ma anche quello di una donna di convinzioni. Catherine Deneuve è stata anche cofirmataria del “Manifesto delle 343” nel 1971, che chiedeva da un lato la legalizzazione dell’aborto, e dall’altro di un testo collettivo nel 2018 in cui un centinaio di donne rifiutano “il puritanesimo, la delazione e ogni forma di giustizia spicciola”.

Catherine Deneuve ha recitato anche in Indochine di Régis Wargnier, che rimane a tutt’oggi l’ultimo vincitore francese, nel 1993, dell’Oscar per il miglior film internazionale. Nel 1994 è stata vicepresidente della giuria presieduta da Clint Eastwood che ha assegnato la Palma d’oro a Pulp Fiction di Quentin Tarantino. Nel 2000, Dancer in the Dark di Lars von Trier è la seconda Palma d’oro della sua filmografia. Nel 2005 ha ricevuto una Palma d’oro onoraria e nel 2008, sotto la presidenza di Sean Penn, il Premio speciale del 61° Festival per la sua intera carriera. Nel 2016, Catherine Deneuve ha ricevuto il Prix Lumière che ha dedicato “ai contadini”, sorprendendo ancora una volta tutti.

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