Disney a Roma, torna L’arte di raccontare storie senza tempo (le foto della mostra)

Una mostra unica permette di scoprire i segreti dei Classici dell'animazione

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Disney a Roma

L’anno prossimo la Walt Disney Company festeggerà i suoi cento anni, un secolo nel quale ha regalato meraviglie che oggi vengono celebrate nella splendida mostra appena inaugurata a Palazzo Barberini di Roma. Dove DISNEY – L’arte di raccontare storie senza tempo sarà aperta fino al 25 settembre 2022, per “rendere omaggio all’immaginazione e raccontare il talento”, come dice la Direttrice delle Gallerie Nazionali di Arte Antica Flaminia Gennari Santori nello splendido Salone Pietro da Cortona.

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Una mostra che, dopo la Caixa di Madrid e il Mudec, arriva nella Capitale a pochi giorni dalla chiusura della Inspiring Walt Disney: The Animation of French Decorative Arts con cui anche il Met di New York ha aperto per la prima volta le sue porte alle splendide animazioni di Walt Disney. E’ la Responsabile sviluppo, mostre e relazioni internazionali del Gruppo 24 ORE, che ha collaborato alla realizzazione dell’evento, Paola Cappitelli, a sottolineare la concomitanza, e a ricordare che è dal 2016 che si lavora al progetto, definito “una chiave unica” per entrare nel processo artistico di uno degli Studios più famosi della storia.

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Che qui apre i suoi archivi, normalmente a disposizione solo per ricerche e fini educativi ma non al pubblico. “Un’occasione per tutti di godere delle opere d’arte della collezione Disney”, come la presenta Kristen McCormick della Walt Disney Animation Research Library introducendo le quattro sezioni lungo le quali si sviluppa il percorso. A partire dalla prima, dedicata ai Miti, forme primordiali di narrazione, come in The Goddess of Spring, la dea della Primavera, che nel 1933 raccontava il mito di Persefone, o il Re mida di The Golden Touch del 1935, fino a Fantasia (1940) e Hercules (1997).

Dopo le Favole, dove troviamo “storie che insegnano lezioni importanti” in cui gli animali si comportano e parlano come esseri umani (da I tre porcellini del 1933 a Topolino Ammazzasette e – per il pubblico italiano – Pinocchio), si passa alle Leggende, storie tradizionali raccontate – per esempio – da Re Artù in la Spada nella Roccia o Robin Hood, e poi alle Fiabe, storie per bambini trasformate per essere apprezzate da un pubblico di tutte le età. Un risultato che va oltre quanto realizzato da Biancaneve, Cenerentola, la Bella addormentata, la Sirenetta o gli ultimi due Frozen.

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E che è la vera cifra degli archivi degli Studios di Burbank che Federico Fiecconi, consulente scientifico della mostra, racconta come il “buio scantinato” – almeno nel 1984 – conosciuto come “l’Obitorio” e trasformatisi negli anni in un luogo super tecnologico deputato a preservare e valorizzare l’arte Disney. Un tesoro di 65 milioni di artwork dal quale son stati estratti i circa 200 esemplari che svelano il “mai visto”, un “sacrilegio” che ci offre “quel che non possiamo vedere su Disney+”

Come il Bacco dell’italo-americano James Bodrero, che trasse ispirazione dall’asinello in cui giocavano i propri figli per realizzare, o la marionetta di legno di Pinocchio che zio Walt teneva sulle gambe presentando alla stampa il film al quale aveva iniziato a pensare proprio a Roma nel luglio del 1935.

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