Doveva essere il film del grande ritorno della coppia Paul Thomas Anderson e Daniel Day-Lewis, dieci anni dopo le otto nomination e i due Oscar de Il petroliere, invece Il filo nascosto si è improvvisamente trasformato nell’ultimo atto dell’attore – unico ad aver vinto tre Oscar come protagonista – che alla fine delle riprese ha annunciato il ritiro dalle
scene. Abbiamo incontrato Anderson sul set del film, il suo ottavo in ventidue anni.
IL PERSONAGGIO
Reynolds Woodcock – il protagonista de Il filo nascosto – è una figura molto impegnativa,
vagamente ossessionata da se stessa e con un enorme autocontrollo. Sapevo già dalla prima fase della sceneggiatura di avere bisogno di un attore molto creativo. Il personaggio che Daniel interpreta è uno stilista, ma sarebbe potuto essere uno scrittore, un pittore o uno scultore. Credo ci sia qualcosa di decadente e sensuale nel mondo dell’alta moda e sapevo sarebbe stato uno scenario meraviglioso, un contesto bellissimo da vedere, anche se questo avrebbe reso il personaggio forse un po’ troppo rigido e algido per il pubblico.
IL TALENTO
Daniel ama creare, lavorare con le mani ed è davvero bravo. All’inizio abbiamo cercato di
conoscere a fondo il lavoro di Balenciaga e Dior, ma il passaggio successivo è stato scoprire
gli stilisti inglesi e la loro eredità culturale che, ovviamente, gli è molto vicina. E anche se per lui è difficile ammetterlo, Daniel ha una grande passione per gli abiti. Credo che dentro di lui alberghi uno stilista che non vede l’ora di esprimersi, perché ha un talento creativo naturale, è un grande pittore e – non dimentichiamolo – è stato anche un ottimo calzolaio
nel suo periodo a Firenze. Quindi questo ruolo non è troppo distante dalla sua
esperienza personale. Inizialmente mi sono occupato della scrittura e ho creato la premessa, ma poi io e Daniel abbiamo lavorato fianco a fianco: scrivevo dieci o quindici pagine di copione, gliele mandavo e poi lui mi sottoponeva i suoi commenti. Dato che parlo molto più americano che inglese, lavorare in questo modo è stato importante anche linguisticamente: le parole suonano adeguate al personaggio di Reynolds fin dalla prima stesura della sceneggiatura.
L’ATTORE
Io e Daniel avevamo già lavorato insieme a Il petroliere, esattamente dieci anni fa. Siamo grandi amici e abbiamo sempre voluto tornare a collaborare perché di quell’esperienza conservavamo entrambi un bellissimo ricordo. Ma – lo confesso – mi sono serviti anni, perché volevo scrivere qualcosa che fosse interessante da interpretare, non necessariamente troppo semplice o banale. Pensavo a Daniel e a come lo conosco, e volevo inserire tutto il suo mondo ne Il filo nascosto. Amo vederlo quando è vestito in modo elegante. In molti ruoli è apparso brutto e sporco, ma dentro di lui c’è un vero gentiluomo, figura che io volevo sfruttare. Entrambi eravamo inoltre contenti di avere l’opportunità di
lavorare con altri attori. Un esempio? Il filo nascosto è stato l’occasione per avere sul set con Lesley Manville, nel film la sorella di Reynolds. Insomma, tutti questi aspetti hanno reso il percorso decisamente più interessante.
IL RITIRO
Daniel è sempre stato chiaro sui suoi piani futuri e su quello che desiderava fare. Penso si sia espresso molto chiaramente riguardo al suo ritiro dalle scene. Non voglio citare nuovamente le sue parole, ma credo ritenga che recitare non sia più, per lui, la cosa giusta da fare. Da questo punto di vista un alone di tristezza – non certamente previsto – ha accompagnato tutta la lavorazione de Il filo nascosto. Inoltre la natura stessa della storia era molto difficile, molto malinconica. In tutto questo però il pubblico sarà sorpreso nel sapere che Daniel è un uomo incredibilmente ottimista, divertente e che ride molto. Ha
anche uno strepitoso senso dell’umorismo che è diventato parte integrante del film, anche se ci sono tratti più tristi del suo carattere che prendono il sopravvento. In questi mesi ho cercato di considerare come definitivo il suo addio alla recitazione, ma onestamente spero che possa essere solo una parentesi e che ci ripensi perché è davvero un attore incredibile.
Emanuel Levy